Non riconoscere i Talebani che decapitano le donne

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Non passa giorno senza che dall’Afghanistan arrivino notizie tragiche che coinvolgono le donne. L’ultima orribile scoperta è quella che riguarda una giocatrice della nazionale giovanile afgana di pallavolo, Mahjubin Hakimi, decapitata dai Talebani a Kabul. Eppure la comunità internazionale dialoga con i Talebani e finirà col riconoscerli. Se non di diritto, di fatto, nel nome della lotta all’Isis.

Non passa giorno senza che dall’Afghanistan arrivino notizie tragiche che coinvolgono le donne. E’ un bollettino di guerra che ci consegna la dura realtà. L’ultima orribile scoperta è quella che riguarda una giocatrice della nazionale giovanile afgana di pallavolo, Mahjubin Hakimi, decapitata dai Talebani a Kabul.

I sedicenti Talebani  hanno riportato il Paese indietro di oltre 20 anni con l’autorizzazione, di fatto, della comunità internazionale. Aboliti i diritti umani, in particolare quelli delle donne. Così come sono state totalmente cancellate tutte le tracce di progresso e civiltà che, pur in regime di guerra, i 20 anni di presenza straniera avevano portato in Afghanistan. E a pagare il prezzo più alto sono le donne: tra queste studentesse, sportive, insegnanti, giornaliste. Ma non solo. Ogni donna del Paese è stata cancellata dalla vita pubblica, che avesse un lavoro o meno. Proibito uscire di casa, senza il burqa è impossibile.

Le poche tra loro che sono riuscite a scappare all’estero durante l’evacuazione della coalizione internazionale, hanno una possibilità di vita. Le altre, quelle rimaste in Afghanistan, sono destinate ad essere dimenticate. La politica internazionale sembra non occuparsi di loro, almeno ufficialmente. Il dialogo con i Talebani va avanti e la sensazione, ci auguriamo sbagliata, è che alla fine di troverà un accordo con il governo di Kabul. Non sarà un riconoscimento ufficiale, ma attraverso la battaglia da combattere contro i terroristi di Isis-K, verrà chiesto ai Talebani di collaborare.

A quel punto, avranno il coltello dalla parte del manico e nessuno potrà più intervenire per pretendere il rispetto dei diritti umani. L’Afghanistan, e il mondo intero, hanno perso la più grande battaglia di civilizzazione proprio attraverso la restaurazione dei dogmi islamisti. E le donne sono il centro di questa sconfitta. Abbandonate al loro destino, moriranno a migliaia. La sola via per salvarsi è vivere sotto un burqa.

Di Souad Sbai  LaNuovaBussolaQuotidiana

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