Oggi, 4 novembre 2021, anniversario ex festivo dell’entrata in vigore dell’Armistizio di Villa Giusti con l’Impero austro- ungarico nel 1918, della “vittoria mutilata” dell’Italia, della sua fuoriuscita dalla Prima Guerra Mondiale, dell’Unità della Nazione in senso risorgimentale e della Festa delle Forze Armate, si commemora più che mai anche il Milite Ignoto della Prima Guerra Mondiale. Un secolo fa infatti avveniva la sua tumulazione ai piedi dell’Altare della Patria detto anche Vittoriano, situato in Piazza Venezia, a Roma.
Due giorni fa si è concluso il viaggio della memoria (come quello avvenuto all’epoca) con il feretro, partito dalla Basilica di Aquileia, in Friuli – Venezia Giulia, il 28 ottobre scorso. Questa data (esattamente un anno prima della marcia fascista sulla capitale) è quella del regio decreto con cui il 4 novembre di cent’anni or sono fu dichiarato festa nazionale, per la “celebrazione delle onoranze al soldato ignoto”.
Legata a questa figura, c’è quella della sua presunta madre, una contadina 54enne di nome Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, figlia di Giacomo Blasizza, fabbro, ed Orsola Maur, lavandaia. Era la mamma di un soldato disperso, il sottotenente Antonio Bergamas, 24 anni (era nato il 19 ottobre 1891), maestro elementare friulano irredentista.
Era stato un soldato dell’impero austro-ungarico. Poi però aveva disertato per arruolarsi sotto falso nome (quello di Antonio Bontempelli) nell’esercito italiano. Due anni più tardi, precisamente il 16 giugno 1916, cadde sul Monte Cimone nell’offensiva passata alla storia con il nome tedesco “Strafextpedition” (“Spedizione Punitiva”) o “Battaglia degli Altipiani”. Prima, in previsione di ciò che sarebbe potuto succedere, aveva inviato un’ultima lettera, che si conserva ancora, proprio a colei che lo aveva generato.
Antonio non fu subito disperso: il suo corpo venne trovato. Nelle tasche dell’uniforme c’era un biglietto in cui il soldato chiedeva di informare della propria morte il sindaco di San Giovanni di Manzano, il solo che conoscesse il suo segreto.
Il sottotenente venne sepolto nel cimitero di guerra di Marcesina sull’Altopiano dei Sette Comuni (Altopiano di Asiago). Tuttavia il cimitero venne distrutto da un bombardamento e da allora Antonio e gli altri militari sepolti con lui, vennero considerati dispersi.
Maria fu designata da una commissione (interamente maschile) per scegliere una delle undici bare allineate agli estremi dell’altare maggiore della basilica. Infatti presumibilmente contendeva di resti di Antonio. La donna scelse la decima, anche se secondo la figlia Anna sarebbe stata più incline a scegliere l’ottava o la nona, che collegava alla nascita e alla scomparsa del figlio.
Sulla vicenda del Milite Ignoto, incluso l’appena descritto “Rito di Aquilea“, in prima serata andrà in onda su Rai 1 il docu – film “La scelta di Maria” di Francesco Micciché. La protagonista è interpretata da Sonia Bergamasco.
L’attrice, intervistata da “Huffington Post”, spiega che il suo “primo approccio” con Maria Bergamas, è stato proprio con l’ultima missiva di suo figlio in guerra. Maria era ovviamente una donna molto diversa da lei, “anche nella sua lingua, eppure in grado di attraversarmi, probabilmente attingendo a una forma di memoria profonda, materna”.
Sonia Bergamasco ha due figlie adolescenti, Valeria e (guarda caso) Maria. C’erano anche loro alla Festa del Cinema di Roma, dov’è stata presentata la pellicola e, contrariamente alle aspettative della madre, si sono tutt’altro che annoiate.
L’iniziativa di dedicare un monumento al Milite Ignoto (sulla scorta di esperienze inglesi e francesi) presso quello dedicato dieci anni prima, nel 1911, al Re Vittorio Emanuele II, e del viaggio della memoria venne ad un ufficiale: il colonnello d’artiglieria in congedo e futuro generale Giulio Douhet. Dopo tanto tempo perso nella burocrazia, il ministro della Guerra Luigi Gasparotto (che nella pellicola è interpetato da Cesare Bocci) la fa realizzare.
Sonia Bergamasco ha spiegato che si è trattato di “una scelta politica per dare spazio e luogo a un ricordo che potesse unire gli italiani all’indomani di una guerra terrificante, quando ancora a tre anni di distanza dalla fine c’erano corpi massacrati e abbandonati nei territori di confine”. Delle ricerche del Milite Ignoto si è occupato il tenente Augusto Tognasso (impersonato da Alessio Vassallo, il quale ha spiegato che undici come le bare dei soldati rimasti senza nome erano anche “i campi di battaglia più sanguinosi”).
Maria non ha voluto partecipare alla “pompa” dello successivo “Viaggio della Memoria” (si fermò a Udine) e non le interessava diventare un simbolo, la “Madre d’Italia”, com’era stata chiamata. Nata a Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorzia, il 23 gennaio 1867, si è spenta a Trieste il 22 dicembre 1953, ha però chiesto di essere sepolta ne cimitero di guerra dietro la Basilica di Aquileia (visitata ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella) accanto alle altre dieci bare che non aveva scelto. I caduti italiani nella Grande Guerra furono seicentomila, tra cui duecentomila ignoti tra cui Antonio.