Vienna -I negoziati sul nucleare avviati a Vienna da diversi mesi sono ancora in ballo, il ministero degli Esteri iraniano ha ribadito ancora una volta che un accordo non è stato ancora raggiunto.
“Non sappiamo se raggiungeremo un accordo o meno, perché gli Stati Uniti non hanno ancora mostrato la volontà di farlo”, ha detto il portavoce del ministero Saeed Khatibzadeh in una conferenza stampa.
Inoltre, ha sottolineato che l’opportunità di dialogo sul dossier nucleare non resterà aperta per sempre, sottolineando che nella capitale austriaca non è stato raggiunto un accordo definitivo.
Tuttavia, ha aggiunto che la delegazione iraniana è pronta a tornare a Vienna domani se le sue richieste saranno soddisfatte.
Ha anche ripetuto la sua accusa agli Stati Uniti di ostacolare il raggiungimento di intese, dicendo che non hanno ancora mostrato serietà nel tornare all’accordo sul nucleare.
Il ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian ha fatto le stesse accuse, dicendo che Washington aveva avanzato nelle ultime settimane nuove richieste che contraddicono i termini dell’accordo.
Ha anche invitato l’amministrazione statunitense a revocare alcune sanzioni e a rilasciare i fondi iraniani congelati all’estero, come gesto di buona volontà e passo tangibile prima di annunciare qualsiasi accordo.
Dal suo canto l’amministrazione statunitense ha espresso qualche giorno fa di non essere molto ottimista sul raggiungimento, a breve, di un accordo con Teheran, nonostante tutto il clima europeo avesse precedentemente indicato che la fase finale dei colloqui, prolungatisi per mesi, era stata raggiunto.
Tuttavia, la questione della rimozione della Guardia rivoluzionaria iraniana dall’elenco delle organizzazioni terroristiche da parte dell’America era emersa settimane fa, un difficile ostacolo per i negoziatori, soprattutto perché l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden è sottoposta a forti pressioni al Congresso, per non rimuovere dalla lista del terrorismo.
Anche il fascicolo di alcune sanzioni costituisce ancora uno degli ostacoli al raggiungimento di un accordo definitivo tra Iran e i tre paesi europei (Francia, Gran Bretagna e Germania), indirettamente con Russia e Cina e gli Stati Uniti, che hanno partecipato alla maratona negoziale iniziata nell’aprile dello scorso anno a Vienna.