Ex medico della Virtus avrebbe ucciso moglie e suocera per vivere una relazione extraconiugale – Le intercettazioni dell’ex amante, di 30 anni più giovane e per la quale era ossessionato, ne aggravano la posizione. Inchiodato dall’esame di una bottiglia di vino.
Avrebbe avvelenato sia la moglie, Isabella Linsalata sia la suocera, Giulia Tateo, morta poche settimane prima del decesso della figlia, avvenuto tra il 30 e il 31 ottobre del 2021.
Dietro gli omicidi, il desiderio di vivere la storia d’amore con una nuova donna, più giovane di 30 anni, che poi lo ha lasciato, impaurita dalle sue reazioni e dal timore di cosa poteva aver commesso. Su Giampaolo Amato gravano così il sospetto e l’accusa di un duplice omicidio consumato tra le mura famigliari.
Incapace di decidere tra moglie e amante
I particolari del caso di cronaca emergono dall’ordinanza di custodia cautelare di 141 pagine firmata dal Gip Claudio Paris dove si sottolinea, però, che gli esiti medico-legali sul possibile assassinio della Tateo sono da intendersi “come preliminari e necessitanti di indagini di conferma”. Intanto l’Azienda Usl di Bologna ha disposto la sospensione del medico dal servizio e ha richiesto l’accesso al fascicolo della Procura per avviare “i necessari accertamenti disciplinari” e valutare la costituzione di parte civile.
In entrambi i casi sembra che la morte delle due possa essere avvenuta tramite una somministrazione letale di farmaci.
Nell’ordinanza di arresto del medico si legge dell’esistenza “di un concreto ed attuale pericolo per la reiterazione di reati analoghi. Amato ha prioritariamente agito perché ossessionato dall’impossibilità di vivere liberamente la propria storia d’amore con la giovane amante – si legge – ostacolato com’era dal suo matrimonio con la non più giovane moglie. Sennonché, dal suo amore per la prima era ossessionato allora, e continua ad esserlo oggi, avendo d’improvviso realizzato, dal suo punto di vista, d’esser stato da lei ingannato, sfruttato e poi abbandonato proprio nel momento del bisogno, dopo averne reso possibile il coronamento con l’omicidio del coniuge; e maturata questa convinzione la colpisce con tutta la sua rabbiosa acredine, al punto da farle temere per la propria incolumità, per come ella rivela alla sua amica, alla quale confida finanche la sua convinzione di avere a che fare con uno psicopatico, capace di deformare la realtà e finanche di convincersene”.
Diviso tra la moglie, che aveva scoperto la relazione nel 2018 e la nuova donna, mentre Amato prometteva all’amante: “Stai tranquilla. Voglio solo te. Vedrai che staremo insieme”, il medico in realtà era rimasto a vivere nello stesso palazzo della moglie, anche se in due appartamenti diversi. Anni in cui, ricostruisce il giudice, il 64enne è rimasto sospeso, combattuto, in una situazione di “ambiguità”, subendo “pressioni, frustrazioni, umiliazioni, che ne fanno un uomo messo all’angolo, infelice, pericoloso”. E di fronte a questa situazione sarebbe arrivato a capire che “questo stato di cose si sarebbe risolto se avesse cessato di frapporsi l’unico ostacolo alla sua storia d’amore con l’amante, cioè il suo matrimonio”.
Secondo il gip, Giampaolo Amato avrebbe così ucciso la moglie con dosi di sevoflurano e midazolam sciolte in una tisana. L’ipotesi, definita plausibile, definisce così i contorni di almeno un omicidio premeditato da parte dell’ex medico della Virtus di Bologna: “Riacquistata da qualche tempo la fiducia della moglie -ricostruisce il giudice che ha disposto il carcere per il 64enne – l’indagato ben può averle somministrato il Midazolam all’interno di qualche bevanda, come peraltro aveva già fatto in passato”.
L’ipotesi è infatti che Amato abbia organizzato una “complessa macchinazione” che ha provocato la morte della donna con sostanze con ogni probabilità sottratte nei giorni precedenti da uno degli ospedali dove lavorava come medico.
Del resto, sottolinea, “è proprio la figlia” a riferire della ripresa abitudine del padre di preparare tisane per la madre. Durante l’inchiesta sarebbe anche emerso come, già alcuni anni prima, la donna fosse stata oggetto di altre somministrazioni a sua insaputa.
Non è, poi, da escludere anche il movente economico: secondo la Procura la situazione era “tutt’altro che florida”, anche per via della dispendiosità della relazione extraconiugale”. Sicché avrebbe avuto “molto da perdere da un eventuale divorzio con la moglie – che viceversa disponeva di un apprezzabile patrimonio immobiliare – e già gliene ha prospettato la possibilità”. Di contro, “l’eventualità di rimanere vedovo, oltre a regalargli la possibilità di vivere finalmente la propria storia d’amore” con l’amante, “gli offrirebbe altresì una lusinghiera successione”. Dopo la morte della moglie, tuttavia, la relazione tra i due si è interrotta, da quando l’amante è stata sentita come testimone in relazione all’indagine per omicidio.
Ad inchiodare l’uomo sarebbe stata una bottiglia di vino bevuta nel 2019 conservata dalla cognata
Il 19 maggio di quell’anno la 62enne era stata trovata dalla sorella in condizioni particolari: “Sembrava che fosse un po’ ubriaca e rimbambita”, ha riferito poi. Isabella aveva detto alla sorella che il vino che aveva bevuto a cena era amarissimo (cosi come lo erano le tisane preparate dal marito nei giorni precedenti). A quel punto la sorella aveva recuperato la bottiglia in questione, trovata, già lavata, nel bidone del vetro. Dopo aver saputo ha cercato quindi di far analizzare la bottiglia, non trovando però laboratori idonei. A marzo 2022 la bottiglia è stata sequestrata dagli inquirenti e analizzata, con esito positivo.
Anche le analisi effettuate sul cadavere della suocera sono “risultate positive a Midazolam ed al suometabolita” ed è, inoltre, emerso il sospetto della presenza disevoflurano nel prelievo di polmone.
Ad aggravare la posizione del presunto assassino, anche le intercettazioni dei dialoghi tra la sua ex amante e una confidente. “Ma secondo te, ci dobbiamo veramente iniziare a pensare, questo qua fuori di testa può aver fatto qualcosa quella sera?”.
“Questo qua”, per gli investigatori, sarebbe infatti Amato, con cui la giovane aveva avuto tempo prima una relazione extraconiugale.
La telefonata agli atti dell’inchiesta è del primo aprile 2022, alcuni mesi dopo la morte di Linsalata, tra la giovane e un’amica. La registrazione, osserva il Gip, si presenta come un “elemento a carico di straordinaria importanza”.
Nella conversazione la giovane donna si domanda: “Questo riesce ad essere un pazzo furioso, ma davvero noi siamo convinti che lui… non si sia fatto venire un momento di delirio, perché io in quel periodo no non gli rispondevo più al telefono, non ci sentivamo più: ero dura di nuovo…”. Il riferimento è agli alti e bassi della relazione tra i due.
Il decesso di Isabella Linsalata fu inizialmente attribuito a cause naturali e i soccorsi furono allertati proprio dal marito.
L’uomo, durante l’interrogatorio, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Per lui, i legali hanno già presentato ricorso al Tribunale del Riesame per chiederne la scarcerazione.
Giampaolo Amato, specializzato in oftalmologia e medicina dello sport, è stato medico sociale della Virtus Pallacanestro per 7 anni – dal 2013 al 2020.