E’ la nuova moda della stampa francese. Una competizione tra i suoi diversi titoli e forum per chi esprimerà gli attacchi più virulenti, i titoli più brutti, gli editoriali più feroci, i ritratti più indegni. Nel mirino, il Marocco, il suo Re e le sue istituzioni. Conoscevamo il radicato tropismo algerino di certi titoli francesi, che animavano una critica permanente al Regno, ma non sapevamo che la calunnia potesse arrivare a una tale ossessione che sfidava ogni logica e razionalità.
Questa girandola di odio contro il Marocco e le sue istituzioni ha preso piede sui media francesi da quando il Paese nordafricano non ha scelto la Francia tra i primi paesi autorizzati a fornire aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto di Al Haouz. Nonostante un’insistenza al limite della maleducazione politica espressa in più occasioni e in varie forme da parte del presidente Emmanuel Macron, la mancata accettazione di questa proposta francese ha gettato benzina sul fuoco.
È stata lanciata una campagna organizzata contro il Marocco. Primo punto di attacco, numerose domande sul presunto silenzio del Re di fronte a questa catastrofe. In televisione sono stati organizzati accesi dibattiti politici. Voci marocchine, che conoscono la pratica del potere in Marocco, potrebbero spiegare che i tempi reali non è quello dei social network e che non dobbiamo aspettarci reazioni mediatiche accese: è inutile. Che il Re abbia organizzato con urgenza riunioni esecutive ai vertici dello Stato con decisioni strutturali ed eccezionali, è stato ignorato da questa stampa che preferisce vendere l’idea di un Capo di Stato, senza una reazione adeguata ed eccessivamente caricaturale.
“Menzogna, calunnia, resterà sempre qualcosa”
Ancor di più, tutti i mezzi, comprese foto false e notizie false, sono stati mobilitati per denigrare il Marocco e cercare di offuscare la sua immagine e le sue prestazioni. Il caso di “Libération” e la sua bugia con la foto di questa donna in lutto a cui viene fatto dire: “Aiutateci, stiamo morendo in silenzio”, quando in realtà grida il suo amore per il re Mohammed VI, è edificante. Invece di fare ammenda, il giornale si rimette all’AFP nel tentativo ritardatario di mettere a tacere il flusso delle critiche, senza riuscire a calmare la rabbia dell’interessata, la signora Touria Sarka, che chiede attraverso i suoi avvocati la rimozione del fotomontaggio dalla Sito di Libération e scuse pubbliche. In caso di rifiuto verrà presentata denuncia al Pubblico Ministero.
Il secondo punto di attacco di questa stampa è che invece di interessarsi alle vittime del terremoto e agli sforzi giganteschi dello Stato e della società civile marocchina incarnati in questa imponente manifestazione di solidarietà che ha suscitato il rispetto del mondo intero, è stata inondata di ritratti del re Mohammed VI, dove l’assurdo gareggia con la diffamazione e l’evidente desiderio di infangare la reputazione è portato all’apice da una malafede senza pari. Questi attacchi riflettono l’amarezza, il risentimento e il desiderio di regolare i conti con questo paese che ha osato dire no alla Francia.
Questa campagna diffamatoria anti-marocchina non è affatto il risultato del caso. Sembra pianificata con tempi precisi e forme di comprovata coerenza, ed eseguita con un unico obiettivo: quello di provocare e diffamare il Marocco e le sue istituzioni. Se questi attacchi della stampa francese contro il Marocco non riflettono necessariamente l’opinione pubblica francese, al contrario solidale con esso in questa terribile prova, informano sugli eccessi dello Stato profondo francese e delle sue strutture di governo motivate dall’unico desiderio di offuscare l’immagine del Regno e del suo Re, artefice dei molteplici successi del Marocco sulla scena internazionale.
Questo “dalli al Marocco” e le strategie aggressive che rivela non faciliteranno probabilmente il ritorno alle normali relazioni tra Rabat e Parigi, che sono state duramente messe alla prova dalle differenze politiche. Soprattutto perché ha mostrato il volto di una stampa che si fa telecomandare dalle sue istituzioni, trasmettendo elementi di linguaggio per compiacere i titolari. Questa stampa, che un tempo si vantava della propria indipendenza e della propria libertà, si è rivelata, durante il terremoto del Marocco, una stampa obbediente, capace di infangare la reputazione appena le vengono impartiti ordini. Il suo grande disonore è di non essersi limitata ad una critica, tutto sommato accettabile, ma di essersi impegnata in un attacco incessante contro il Marocco e le sue istituzioni che rivelano disegni diversi da quello del semplice dovere di far sapere.
(Fonte: “Atlas Info”)