IL PROCESSO DI RADICALIZZAZIONE DI MATRICE ISLAMISTA

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souad sbai - radicalizzazione
On. Souad Sbai

La comprensione del processo di radicalizzazione è di fondamentale importanza per il contrasto al terrorismo. Si tratta di una trasformazione psicologica ed emotiva attraverso la quale un individuo fa proprie idee e finalità politico-religiose sempre più radicali, con la convinzione che il raggiungimento di tali finalità giustifichi metodi estremi. Alla trasformazione segue un cambiamento di tipo comportamentale. Il tutto può avvenire in tempi brevi: possono bastare 3 o 4 settimane.

I soggetti che intraprendono questo processo presentano di solito già fattori personali e contestuali che li rendono suscettibili alla radicalizzazione, come l’aver vissuto un’esperienza traumatica, la ricerca di un’identità, l’aver subito discriminazioni o situazioni di disagio economico, la scarsa integrazione. In Europa, i profili dei jihadisti includono criminali che vivono ai margini della società, ma anche laureati e professionisti affermati, oppure adolescenti e cinquantenni, convertiti senza conoscenze religiose pregresse e studiosi di teologia islamica, sia uomini che un numero crescente di donne. Esaminarne il profilo e la storia consente di scoprire le motivazioni alla base delle loro specifiche reazioni a stimoli, influenze e forze esterne durante la radicalizzazione. Ad esempio, coloro che vivono già nella violenza, vedono nella religione un pretesto per canalizzare un’intima rivolta personale contro il sistema e la società, percepiti in maniera ostile, e trovano nell’ISIS una struttura flessibile e pragmatica in cui realizzare il desiderio di contrapporsi allo status quo. È così che l’Islam è divenuto impropriamente un simbolo di rivolta anti-sociale. Il presentarsi di fattori personali e contestuali costituisce la prima fase del processo di radicalizzazione ed è il presupposto per le quattro fasi successive. Nella fase d’identificazione, l’individuo si allontana progressivamente dalla sua precedente identità culturale, politica e religiosa, e dai comportamenti solitamente adottati, per entrare nella sua nuova personalità a cui corrispondono diversi abitudini e modalità relazionali. È questo il momento della sperimentazione ideologica: la persona non è ancora radicalizzata e non possiede nozioni approfondite dei sistemi di pensiero dei gruppi estremisti, ma si avventura nel primo approccio con gli ambienti radicali, facendo esperienza della simbologia e adottando posizioni radicali non pienamente sviluppate per senso di rivalsa contro la propria famiglia o la società. Nella fase dell’indottrinamento, gli estremisti in fieri cominciano a isolarsi, ad abbracciare pienamente la visione jihadista del mondo, convinti che sia la soluzione ai problemi della società. L’esito sarà l’interiorizzazione dell’ideologia jihadista, sebbene il livello di radicalizzazione non si trovi ancora a un punto tale da spingere l’interessato a infrangere la legge o a usare la violenza. La fase di manifestazione è caratterizzata dall’impegno personale nella promozione della nuova ideologia, con l’obiettivo di dirigere il mondo circostante al cambiamento ritenuto necessario, anche attraverso l’azione violenta. Questa fase coincide con il reclutamento in gruppi estremisti.

Quando l’identità della persona è del tutto assimilata a quella del gruppo e della sua ideologia, il processo raggiunge la sua fase finale: il terrorismo. Non si tratta naturalmente di un processo lineare. Può infatti subire battute d’arresto e anche essere abbandonato completamente. Di qui, l’importanza dell’elaborazione e della diffusione di contro-narrative che possano neutralizzare la persuasività del discorso estremista nella fase d’identificazione e d’indottrinamento.

Di Souad Sbai

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