E’ pronto per una nuova missione. Quali sono le motivazioni che la inducono a continuare?
In un mondo pieno di contraddizioni, può capitare di ritrovarsi in una parte di mondo che, nonostante le sofferenze e le ferite subite, funge da rifugio. Il motivo di una simile “fuga dal mondo” nasce dal desiderio di poter costruire una parte della propria vita piena di senso. L’esistenza umana è talmente implicata in un destino collettivo, che la nostra vita non può assumere il suo senso se non partecipando anche alla storia di altre persone. Mi piace definirlo impegno, inteso come assunzione concreta di una responsabilità verso l’Altro e verso se stessi. Si tratta dell’assunzione concreta della responsabilità di un’opera umana da realizzare nel presente e in futuro, nella direzione che porti alla definizione dell’avvenire umano.
Il valore di un impegno umanitario consiste in gran parte nella coesistenza tra intenzione e tensione produttiva, è l’espressione di una convinzione che si rinforza nel tempo. E’ la verità di una coscienza che non intende rinunciare alla causa dalla quale tutto ha avuto inizio. E’ un atto libero, privo di qualsiasi neutralità o convenienza, permeato da una scelta precisa: voler sfuggire all’indifferenza di una vita troppo individualista. Questo impegno rende possibile una conoscenza intima, una vera comprensione del proprio percorso che si effettua unicamente nell’atto di solidarizzare e di identificarsi con una causa.
A suo avviso quali sono le cause che generano tanta povertà e sofferenze?
La “maledizione del gigante” dell’Africa è la sua ricchezza mineraria. In Congo, ci sono i minerali essenziali come il coltan e il cobalto, che sono elementi fondamentali per i nostri telefonini, per le batterie elettriche delle nostre auto, per l’high-tech e per la produzione di tecnologie aerospaziali. L’obiettivo dominante della nostra società è quello di massimizzare i profitti e il soddisfacimento esclusivo dei propri bisogni. Non è azzardato dichiarare che in alcune parti del mondo gli esseri umani non sono ancora considerati persone e viceversa. Come affermava l’economista René Passet “si giunge ad aberrazioni umane e sociali quando si prendono in considerazione soltanto criteri materiali e finanziari”. Oggi, in una società che è affetta da grave patologia sociale non siamo più in grado di resistere alla logica del profitto, le nuove risorse sono sempre più indirizzate non alla sicurezza di tutti, ma al raffinato inganno dei più. E’ in questi luoghi del pianeta che si consolida il pensiero secondo cui, la povertà è una deprivazione involontaria, è il risultato dell’alterazione della dignità dell’essere umano.
Quali saranno i vostri interventi durante la missione umanitaria?
Anche in questa occasione procederemo con la consegna di alimenti, medicinali, indumenti e materiale didattico. Continueremo ad aiutare gli orfanotrofi Mama Wa wote e Flamme d’amour, le strutture sanitarie che garantiscono le cure nei confronti di chi non dispone di adeguate possibilità economiche. Favoriremo gli interventi di scolarizzazione nel nostro Centro Kwetu nel quartiere Mugunga di Goma per sostenere le famiglie povere. L’intenzione è quella di far emergere il valore dell’umanità, dell’istruzione, della scelta etica e della solidarietà. Ci occuperemo anche dei bambini di strada.
Adriana Cantiani

