José Antonio Kast, noto ultraconservatore e fervente sostenitore del governo militare, ha conquistato la presidenza del Cile al suo terzo tentativo, con il 58% dei voti, sconfiggendo la candidata comunista Jeannette Jara, ferma al 42%. Kast assumerà l’incarico l’11 marzo, segnando una svolta politica nel paese, che torna a eleggere una figura di destra convinta, sostenitore del rigore in sicurezza e ordine pubblico.
Il leader, che ha sottolineato che la vittoria non è solo personale ma rappresenta la speranza di un Cile senza paura, ha dichiarato: “Ripristineremo lo stato di diritto e il rispetto della legge in ogni regione”. La sua campagna si è focalizzata su temi come la sicurezza e la migrazione, promettendo un pugno di ferro contro la delinquenza e l’immigrazione clandestina, rispondendo alle preoccupazioni di una parte della popolazione.
Jeannette Jara ha riconosciuto la sconfitta, congratulandosi con Kast e augurandogli successo per il bene del paese. Nelle ultime settimane di campagna, Jara aveva moderato il suo discorso sulla criminalità, concentrandosi su promesse economiche e sociali, come la crescita, la riduzione delle disuguaglianze, l’aumento del salario minimo e la creazione di posti di lavoro.
Il ritorno della destra in Cile rappresenta un cambiamento significativo, in un paese che, sei anni dopo le proteste sociali del 2019 e trentacinque anni dopo la fine della dittatura, sceglie un leader che fu tra i primi a votare a favore del plebiscito del 1988 contro Pinochet. Kast ha anche promesso misure dure contro l’immigrazione, come la chiusura delle frontiere e un periodo di 92 giorni per gli stranieri illegali per lasciare il paese, tensionando i rapporti al confine con il Perù, dove si sono riversati numerosi migranti venezuelani.
Il nuovo governo cileno si orienta così verso una politica più rigorosa, puntando su sicurezza e ordine pubblico, segnando una svolta rispetto alle recenti fasi di protesta e riforme sociali.
Redazione
