Tahar Djaout. Giornalista, scrittore e poeta algerino ucciso dai sicari del potere – Giornalista, scrittore e poeta algerino.
Era un intellettuale che non ha mai avuto paura di prende posizione quando doveva e per quello ha pagato con la propria vita.
Tahar aveva studiato matematica, titolare di un dottorato di stato preso a Parigi(1985). Ma inaspettatamente invece di iniziare una carriera universitaria, decide di dedicarsi al giornalismo culturale.
Dal 1977 aveva iniziato a scrivere sul supplemento culturale del principale quotidiano nazionale, El Moudjahid. Poi passò alla direzione della rubrica culturale del settimanale Algérie Actualité. Nella sua rubrica, sin dall’inizio hanno posto artisti, intellettuali e scrittori che erano marginalizzati dal potere.
Il 5 ottobre 1988, il popolo algerino uscì per le strade chiedendo più libertà. Ne risultò la fine del sistema a partito unico e l’apertura del campo politico alle formazioni dell’opposizione. Anche il modo dell’informazione ne fu stravolto. Finora tutti i mass media erano proprietà dello stato. Dopo la riforma della costituzione nel 1989, giornalisti, uomini d’affari, politici fondarono nuove testate. Il paese era in una specie di euforia. Si mangiava libertà di espressione a tutti i pasti. Ma la festa non sarebbe durata molto.
Nel 1992, insieme ad un gruppo di giornalisti ed intellettuali, fondò una nuova testata, Ruptures. Come lo indica il suo nome il settimanale si voleva come un giornale portatore di idee di rottura con il regime imposto dall’indipendenza da una parte e con l’Islamismo politico che stava guadagnando terreno.
Il 26 maggio 1993, davanti alla propria abitazione, mentre usciva per andare al lavoro, due persone gli spararono due colpì alla testa. Morì 8 giorni dopo.
Il suo assassinio aprirà una lunga serie di uccisioni di intellettuali, artisti, giornalisti e militanti progressisti. Sia l’esercito regolare sia i gruppi islamisti armati avevano deciso di dare la caccia alla materia grigia del paese.
Il suo ultimo articolo, in cui denunciava i giochi pericolosi del potere algerino con il fuoco integralista, finivano con questa massima profetica di Lao Tseu:
“Il silenzio è morte; se taci sei morto e se parli muori. Allora di’ e muori”.
E lui disse e morì la coscienza in pace.