Roma – Ci hanno ripetuto fino alla nausea che non si può votare in tempo di Covid, non solo per ipotetiche elezioni politiche nazionali anticipate, quanto mai opportune vista l’attuale rappresentanza parlamentare che, secondo tutti i sondaggi, non corrisponde assolutamente alla odierna volontà popolare, ma anche per le più modeste, neanche tanto, amministrative che si sarebbero dovute svolgere il mese prossimo e che sono state, al momento, rinviante ad ottobre. Roma, Napoli, Milano e tante altre importanti città continueranno per mesi, quindi, ad essere governate prevalentemente dal M5S o dalla sinistra.
Mi chiedo allora, com’è possibile che i cugini spagnoli di Madrid hanno potuto tranquillamente esprimere il proprio voto il 4 maggio, addirittura in una elezione anticipata per la Comunidad de Madrid, in sicurezza?
Tanto è stato il “terrore” di tutti che ha votato una percentuale incredibile, oltre il 74%, ben superiore a quella della precedente tornata, soprattutto se si considera che la consultazione è avvenuta di giorno feriale.
E, guarda caso, è stata una débacle per le sinistre al governo sia per quella radicale che per quella più moderata socialista. Il PSOE, la forza politica dell‘odierno primo ministro Pedro Sánchez, si è fermata al 17 per cento, e Unidas Podemos (UP), altro partito, più estremo, della coalizione che compone l’esecutivo, è crollato al 7 per cento, mentre, con il 44 per cento, ha trionfato il Partido Popular, a trazione della giovane governatrice uscente Isabel Diaz Ayuso, paladina delle libertà e di matrice decisamente conservatrice, ed ha incassato anche il grande successo del 9 per cento Vox, partito più a destra e membro dell’ECR (Conservatori e Riformisti Europei) il cui presidente è l’italianissima Giorgia Meloni.
Ha vinto il grido di “Libertad!”, la politica della ripresa contro la paura, ha premiato la governatrice uscente la gestione da essa attuata della pandemia con provvedimenti il meno possibile restrittivi, che garantiscano efficacia e sicurezza ma non distruggano l’economia e la vita sociale. Ha perso anche quel refrain del politically correct che vede in ogni angolo, che non sia la cultura dominante della sinistra, il pericolo del ritorno del fascismo, orami morto e sepolto da decenni e che dovremo relegare solo nei libri di storia.
Ha vinto quel Partido Popular più vicino alle idee conservatrici, idee di cui si sente la necessità non solo in Spagna ma anche nel nostro Paese.
Da noi, in un momento in cui le aziende chiudono, la povertà aumenta, i pensionati sono sempre di più essendosi, fortunatamente, allungata la vita media, non si fanno più figli e si va verso l’inverno demografico, si discute sul ddl Zan, quanto mai inopportunamente in questo periodo, progetto che vorrebbe tutelare, con norme di dubbia applicazione, l’uguaglianza tra i sessi, i generi, gli orientamenti sessuali e le identità di genere, termini questi di cui neppure le persone di cultura medio alta comprendono bene la differenza di significato.
E’ fuori discussione che sia certamente giusto che nessuno venga discriminato per razza, sesso, religione o appartenenza politica o sociale, ed il nostro ordinamento già prevede ampie tutele, ma, invece di impegnare il Parlamento in percorsi ideologici e spinosi, diamo la precedenza a politiche di crescita e sviluppo, nonché volte a favorire la costruzione di sempre più famiglie che facciano figli aiutando i giovani a coronare i loro sogni d’amore e la nostra società a non morire o essere destinata, nella migliore delle ipotesi, ad una sostituzione etnica.
Sembra proprio stia passando anche da noi il tempo delle scatolette di tonno o delle sardine, delle posizioni ideologiche prive di ragionevolezza, del capo popolo di turno che in un attimo raggiunge il 40%, con titoloni che, poi, si sgretolano nei dettagli o nella realizzazione pratica, e poi cade miseramente, la gente è stanca e vuole concretezza e normalità.
Si sente il bisogno, quindi, di un grande partito conservatore con forti radici culturali, proprio oggi in cui vi è una grande confusione ed in cui molte delle forze politiche in campo stanno perdendo identità o non l’ hanno mai avuta, un partito che unisca anche sensibilità diverse ma che costituisca sintesi sui valori di base da portare avanti con orgoglio, costanza e coerenza: la persona al centro dell’attività politica, la famiglia come mattone primario della costruzione della società, le attività imprenditoriali e professionali motore dell’economia, l’identità nazionale con riferimento alla tradizione occidentale giudaico cristiana, la sussidiarietà, la difesa dei più deboli.
Chi saprà meglio interpretare detto bisogno, chi gli darà le gambe con una classe dirigente selezionata, professionalmente qualificata, coerente ed onesta intellettualmente (l’onestà personale la dò per scontata essendo un pre requisito imprescindibile), avrà fatto un grande servizio a questo Paese.