Shock a Novellara, comune in provincia di Reggio Emilia (i fan dei “Nomadi” sanno che la band è nata qui come il suo leader scomparso Augusto Daolio): da quasi un mese non si hanno più notizie di una diciottenne pakistana, Saman Abbas, di cui si era occupata anche la trasmissione “Chi l’ha Visto?”. Ora la polizia indaga per omicidio (nessuna pista è esclusa).
La ragazza, quando era ancora minorenne, era riuscita a sfuggire ad un matrimonio combinato rivolgendosi ai servizi sociali e nel gennaio scorso aveva trovato il coraggio di denunciare i genitori, di 43 e 46 anni. Volevano farla sposare con un cugino e sono stati accusati di costrizione o induzione al matrimonio. Alla fine del 2020 Saman era stata accolta in una struttura protetta, ma una volta raggiunta la maggior età, l’11 aprile scorso aveva deciso di lasciarla per tornare dai suoi. Avrebbe dovuto sposarsi in Pakistan il 22 dicembre (la madre e il padre avevano acquistato i biglietti cinque giorni prima) ed era fuggita in Nord Europa, dov’era rimasta per alcune settimane. Poi, però, era tornata in Italia. Quando aveva lasciato la comunità, i carabinieri erano andati a cercarla nella sua abitazione, per collocarla in un’altra struttura, ma non hanno trovato né lei né i suoi genitori.
Gli investigatori hanno riferito che la coppia era precipitosamente tornata in patria, giustificando la cosa con un non meglio specificato problema di una parente, ma è stato accertato che Saman non aveva preso quel volo da Malpensa e i genitori non avevano denunciato la sua scomparsa.
Le autorità la stanno ancora cercando nella zona anche con elicotteri e cani. La sera del 29 aprile, alle 19:15, le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso tre persone con due pale, un secchio che conteneva un sacchetto azzurro, un piede di porco e un altro arnese, dirigersi verso i campi dietro la casa della famiglia Abbas e tornare quasi tre ore più tardi: su ciò si concentrano gli inquirenti.
Sulla vicenda della scomparsa della giovane pakistana è intervenuta la sindaca di Novellara, Elena Carletti. Intervistata da “Il Resto del Carlino”, ha raccontato: “Dagli anni ’90 abbiamo conosciuto qui da noi una forte migrazione generata da motivi prettamente economici da parte delle popolazioni indiane e pachistane. Che oggi convivono ben integrate”. Tuttavia, ha proseguito, “non è la prima volta che si verifica un caso di questo genere, altre volte nella Bassa ci sono state segnalazioni di matrimoni forzati che portano poi a una situazione di lacerazione familiare”. “È – però – la prima volta che viviamo un dramma come quello di Saman. Lei nutriva un fermento, una forma di ribellione comprensibile e naturale. Lo conferma il fatto che quando contattò i nostri servizi chiese di essere salvata quando le cose stavano precipitando. Non sappiamo perché abbia voluto fare ritorno a casa poi.” Alla domanda se il Comune si costituirà parte civile, la prima cittadina ha risposto: “Valuteremo in un eventuale sviluppo processuale, ora l’importante è che Saman sia viva.”
Dato che ormai i genitori della diciottenne sono in Pakistan, il caso potrebbe coinvolgere anche il Paese asiatico. Come quello analogo della 25enne Sana Cheema, anche lei pakistana ma cresciuta a Brescia, morta il 18 aprile 2018 a Gujrat. La famiglia è ancora là e il padre e il fratello, accusati di aver ucciso la ragazza, si trovano in un luogo che non è stato svelato.
Naturalmente la giustizia italiana parla di delitto d’onore (come è stato per la connazionale Hina Saleem in provincia di Brescia l’11 agosto 20006 e la marocchina Sanaa Dafani in provincia di Pordenone il 15 settembre 2009): anche le amiche in Pakistan ne sono convinte, perché Sana era già fidanzata con un ragazzo italiano di origine pakistana e non voleva certo sposare il cugino che voleva la sua famiglia. Tuttavia proprio nel Paese d’origine 11 parenti della ragazza, tra cui la madre, sono stati assolti.
Di Alessandra Boga