Il probabile ricatto di Erdogan

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Un’ombra inquietante si allunga sulla ‘strana’ liberazione di Silvia Romano ed è ben più importante del pagamento del riscatto, presumibilmente elevato ma soprattutto fonte di giustificate polemiche, poiché questo denaro andrà senza dubbio a finanziare gruppi di fondamentalisti islamici armati. Riscatto a parte, ora dovremmo riflettere su un’altra stringente questione: cosa dovremo riconoscere come contropartita alla Turchia del califfo Recep Tayyip Erdogan? L’Italia ha ottenuto la liberazione di Silvia Romano grazie all’aiuto decisivo di Ankara che, come è noto, non fa mai nulla per nulla.

Ragion per cui dovremo attenderci una serie di richieste alle quali sarà molto difficile opporsi. “Certo – ha scritto Marco Ansaldo su ‘Repubblica’ -una vita ha un valore non monetizzabile… ma sul piano internazionale, anche quando ci si spertica in dichiarazioni di solidarietà amorevole, tutto rientra in una logica di rapporti di forza, di dare e avere”.
Appunto. Quindi, al di là delle solite considerazioni mainstream intrise di umanità pelosa – come quella palesata dal primo ministro Conte, che con l’accoglienza della Romano ha ottenuto il suo riscontro personale di visibilità politica – ora tocca ragionare e valutare concretamente le ripercussioni di questa torbida vicenda. Ci è ben nota, infatti, l’astuzia del presidente Erdogan, la sua capacità di giocare su molti tavoli, e sempre con qualche asso nella manica; di converso conosciamo la congenita evanescenza diplomatica del governo Conte. A bocce ferme, Erdogan ha già vinto la partita con l’Italia e l’Europa senza neanche attendere il fischio di chiusura. Il premier turco ha, infatti, già messo al sicuro una cospicua cambiale garantita e firmata dal nostro governo senza alcuna discussione parlamentare preliminare. Dall’avvento dell’emergenza Covid-19 noi italiani abbiamo avuto modo di abituarci ad essere governati da un esecutivo ‘autoritario’ che ha fatto del decreto legge un manganello legislativo, e quindi non potevamo attenderci altro o di meglio. Bene. Ora occorre chiarire perché l’Italia si sia dovuta rivolgere obbligatoriamente alla Turchia per ottenere una mediazione con i rapitori della Romano. Quando i nostri servizi segreti hanno individuato la località somala nella quale un gruppo armato di Al Shabab teneva in prigionia la ragazza milanese, è stato subito chiaro che bisognasse rivolgersi ad un mediatore potente e localmente influente – cioè Erdogan – per avere il via libera all’operazione in un’area del mondo, il Corno d’ Africa, che la Turchia – a dispetto dei francesi e degli inglesi – si è intestata come sua zona d’influenza primaria. Attualmente, la Somalia risulta spartita tra i terroristi jihadisti di Al Shabab – prima vicina ad Al Qaeda e oggi al califfato Isis – e un governo locale fragile che si appoggia molto alla Turchia per ragioni economiche e di sicurezza nazionale.

Torniamo ora alle possibili richieste che la Turchia potrebbe avanzare quale ristoro per il suo determinante comportamento nella vicenda della liberazione di Silvia Romano. Primo. Erdogan potrebbe chiedere all’Italia di mediare con Bruxelles per ottenere la liberalizzazione dei visti di espatrio per i cittadini turchi verso i Paesi UE. Secondariamente, da tempo Erdogan insiste per ottenere dalla comunità internazionale il riconoscimento giuridico della porzione settentrionale turcofona dell’isola di Cipro,
occupata militarmente e illegalmente dall’esercito anatolico nel 1974. In terza battuta, Ankara potrebbe rivendicare posizioni economiche e politiche in Libia (che Roma almeno per il momento è riuscita a conservare), puntando a ridefinire l’influenza turca mediterranea in quella area nordafricana che va a braccetto con l’islam politico dei Fratelli Musulmani, puntando a restaurare un nuovo impero ottomano. Quarta ipotesi: Erdogan potrebbe chiedere all’Italia di fare pressioni (ci viene da sorridere) sulla UE per la concessione dei giacimenti di gas situati al largo di Cipro, dal quale la Turchia è attualmente esclusa per questioni di diritto internazionale. Queste, insomma, potrebbero essere alcune delle istanze verosimili che l’Italia potrebbe ricevere e che ben difficilmente potrebbe esaudire, visto il suo scarso peso politico. Rimane un’ultima cosa, o meglio una lecita domanda. Era proprio necessario affidarci ad Ankara e alle forze nazionali somale per liberare la Romano? Possibile che il governo Conte non abbia considerato di mobilitare i nostri eccellenti Corpi Speciali per guidare l’operazione, evitandoci l’umiliazione di sottostare ai voleri di Erdogan? Tecnicamente sarebbe stato possibile, ma in realtà il nostro Governo ha avuto paura, conscio di non contare nulla a livello internazionale: mala abitudine antica, quella italica repubblicana, di non contare sulle proprie forze. Un basso profilo destinato, purtroppo, a reggere nel tempo, relegando il nostro disgraziato Paese a ruoli diplomatici sempre più marginali.

Di Alberto Rosselli

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