Torino – “Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere…”. Lo ha detto al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Mohssine Azhar, il 32enne fermato per la morte della bambina di tre anni precipitata da un palazzo del centro di Torino. L’uomo ha ammesso di avere bevuto qualche bicchiere e di aver assunto hashish, ma ha ribadito di “non avere perso lucidità”, se non quando si è reso conto che la bimba era caduta.
“È stata colpa mia. Quella bambina era la mia famiglia. Le volevo bene e quel gioco le piaceva tanto. Adesso non mi do pace, ma non potevo immaginare quello che poi è accaduto. Vorrei parlare con Lucia, sua madre” ha anche detto al gip. Adesso il giudice dovrà decidere se convalidare il fermo e disporre la misura cautelare in carcere. Mohssine è accusato di omicidio volontario nella forma del dolo eventuale. Per la Procura è pacifico che il 33enne marocchino non abbia gettato con rabbia e violenza la bambina dal balcone.
Allo stesso tempo ritiene che giocando in quel modo con la piccola, in un punto pericoloso (un ballatoio largo circa 80 centimetri) e in uno stato di alterazione (per aver bevuto e forse fumato hashish), si sia assunto e rappresentato il rischio che la bambina potessi farsi del male: “da qui la contestazione del dolo eventuale. L’avvocato che assiste il ragazzo, ha chiesto la scarcerazione e la riqualificazione in omicidio colposo”, ha scritto il Corriere della Sera: “Azhar è sconvolto. Per lui quella bambina era una figlia, non le avrebbe mai fatto del male. Inoltre, ritengo che non sussista il pericolo di fuga. Non ha mai lasciato la città neanche quando è incorso in altri problemi con la giustizia”, ha spiegato.