Prete arrestato, in Inghilterra pregare per la vita diventa reato – Anche un sacerdote cattolico è stato arrestato davanti a una clinica di Birmingham per gli aborti, mentre il caso di Isabel Vaughan-Spruce resta ancora aperto. Ed è ormai in dirittura d’arrivo la legge che vieterà ogni tipo di preghiera nei pressi degli ospedali, violando il diritto alla libertà di espressione e la libertà religiosa.
Dopo Isabel Vaughan-Spruce, padre Sean Gough. Non si fermano gli arresti di attivisti pro-life che pregano vicino al centro per aborti della Robert Clinic a Birmingham. E, per rendere la situazione ancora peggiore, il Parlamento inglese sta per approvare una legge che criminalizza la preghiera per i non nati.
Il 7 febbraio padre Sean, un prete cattolico, è stato arrestato e imputato penalmente per «proteste e atti intimidatori verso gli utenti del servizio» in base a un Public Space Protection Order (PSPO: Ordine di Protezione dello Spazio Pubblico). In pratica, la polizia locale lo ha considerato colpevole per aver pregato, in silenzio, all’esterno di un centro per aborti a Kings Norton, durante l’orario di chiusura. Il Crown Prosecution Service (CPS: corrispondente al pubblico ministero, ndt) ha ritirato (per ora) le accuse contro padre Gough, ma ha chiarito che potrebbero essere ripresentate.
Il caso di padre Sean è analogo a quello di Isabel, la donna inglese arrestata a Birmingham lo scorso 6 dicembre per lo stesso crimine: pregare in silenzio nei pressi della Robert Clinic di Birmingham mentre era chiusa. Nel caso di Isabel Vaughan-Spruce, le accuse sono state inaspettatamente sospese il giorno prima dell’udienza in tribunale, il 1° febbraio. Il CPS ha concluso «che non c’era sufficiente evidenza per fornire un realistico quadro accusatorio». Tuttavia, è stata ammonita che le accuse potrebbero essere rinnovate in futuro qualora emergessero nuovi riscontri. Entrambi i casi rimangono aperti e irrisolti.
Isabel Vaughan-Spruce, però, non ha intenzione di lasciare la questione sospesa all’infinito. Ha dichiarato che ha intenzione di ottenere un verdetto chiaro in tribunale riguardo alle accuse contro di lei. Isabel mira a tutelare il proprio nome e proteggere altri attivisti pro-life che dovessero andare incontro a problemi analoghi in futuro. «Molti di noi hanno bisogno di una risposta sul fatto che sia ancora legale pregare in silenzio. Per questo perseguirò un verdetto riguardo alle mie accuse in tribunale», ha detto. «È vitale che io riceva chiarezza sul mio stato legale», ha affermato attraverso una dichiarazione rilasciata dai suoi avvocati dell’Alliance Defending Freedom (ADF) britannica.
La battaglia di Isabel si è fatta più difficile ora che il controverso Public Order Bill (POB: progetto di legge sull’Ordine Pubblico), che consentirebbe l’introduzione di zone cuscinetto intorno a tutte le cliniche abortiste di Inghilterra e Galles, sta per essere approvato alla Camera dei Comuni. La prima parte, sezione 10 del progetto di legge è incentrata specificamente sulle cliniche abortiste per impedire che alle donne siano proposte alternative, aiuto concreto o anche solo supporto morale e preghiera da parte degli attivisti pro-life.
L’aumento delle leggi volte a emarginare e silenziare i pro-life ha destato sconcerto in molti. Esistono già numerose leggi per tutelare la gente da comportamenti intimidatori. Oltre alla protezione prevista dall’Harassment Act del 1997, i consigli locali possono decidere di isolare per 150 metri uno specifico luogo per garantirne lo status PSPO se i residenti lamentano “comportamenti anti-sociali” nella loro zona. È quanto accaduto a Kings Norton a Birmingham, anche se le lamentele dei residenti contro gli attivisti all’esterno della clinica abortista non sono mai state circostanziate. Al contrario, l’organizzazione 40 Days for Life Birmingham mostra che sono i volontari pro-life ad essere colpiti fisicamente, a ricevere sputi, minacce e ingiurie dai residenti (non da chi fa ricorso al centro abortista), tanto che anche la polizia è stata coinvolta e in un caso un uomo ha dovuto compiere un atto di “giustizia riparativa”, cioè scrivere una lettera di scuse a un volontario pro-life per l’aggressione fisica.
Il Public Order Bill, attualmente in via di approvazione alla Camera dei Comuni, colpisce in modo particolarmente inquietante i diritti e le libertà fondamentali. Il progetto, recentemente rafforzato da un emendamento alla Camera dei Lord, mira a impedire le proteste e i “comportamenti anti-sociali” ma attacca palesemente anche la possibilità di offrire alternative all’aborto alle donne vulnerabili. Se il progetto di legge passerà così com’è, tutte le cliniche abortive diventeranno “zone cuscinetto”, escludendo indiscriminatamente i volontari pro-life nel raggio di 150 metri.. Più specificamente, l’emendamento 45 del progetto di legge contiene una clausola che criminalizzerà chiunque agisca «con l’intento di, o sconsideratamente consegua l’effetto di influenzare la decisione di qualsiasi persona nell’accedere o facilitare la fornitura di servizi abortivi».
L’agghiacciante introduzione di un “reato d’opinione” nelle leggi penali britanniche offre alla polizia e agli ufficiali autorizzati ulteriori estesi poteri per reprimere comportamenti che causerebbero «fastidio, molestia, allarme o pericolo». Ma resta tutt’altro che chiaro quali siano gli specifici comportamenti che violerebbero la legge, offrendo così un significativo margine di interpretazione.
È particolarmente curioso che il progetto elenchi la preghiera sotto la voce “proteste”, come un’attività criminale se svolta in una zona cuscinetto. Ma come evidenziano i recenti casi di Isabel e padre Sean, ci sono carenze significative in una legge che non riesce a specificare quando la preghiera diventa un crimine. Da un lato, la polizia avrebbe potuto essere accusata di non attenersi alla legge se non avesse arrestato Isabel e padre Sean per aver pregato, ma d’altro canto il CPS nonostante gli sforzi alla fine ha sospeso le accuse per mancanza di prove.
Inoltre, coloro che sono stati condannati per violazione della legge, potrebbero andare in bancarotta e ritrovarsi la fedina penale macchiata. Secondo la Society for the Protection of Unborn Children, i trasgressori rischiano una multa illimitata. Se questo costituisce un miglioramento rispetto all’intento originario di infliggere alle persone fino a due anni di carcere, una multa illimitata per aver recitato un Padre Nostro per un bambino non ancora nato rappresenta una pena sproporzionata per un’attività “criminale” così modesta.
Il pericolo insito in questa legge è stato sollevato da Lord Jackson durante il dibattito alla Camera dei Lord. Riferendosi al caso di Vaughan-Spruce e di Adam Smith Connor, arrestato lo scorso novembre a Bournemouth e multato con 100 sterline per aver pregato in ricordo di suo figlio abortito, ha detto che il loro arresto «ha sorpreso la gente, perché non pensavano che la preghiera silenziosa potesse diventare un crimine in questo Paese». Ha anche aggiunto che «questi casi evidenziano ulteriormente i pericoli per la libertà di espressione e di fede nelle zone cuscinetto. Dimostrano quanto rapidamente si possa giungere a considerare criminale una persona per il solo fatto che avesse determinati pensieri mentre era all’interno di una zona cuscinetto».