Ventinove anni fa l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin – Morti a Mogadiscio dove erano impegnati nella realizzazione di un reportage su traffici illeciti di armi e rifiuti tossici.
Un’altra panchina per Ilaria e Miran. Trova posto davanti alla biblioteca internazionale di Parma che a Ilaria Alpi è intitolata. L’hanno illustrata gli studenti del liceo artistico del capoluogo emiliano dopo aver conosciuto la storia della giornalista di origini parmigiane e del cameraman triestino Miran Hrovatin, assassinati 29 anni fa a Mogadiscio dove erano impegnati nella realizzazione di un reportage sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici fra la Somalia e l’Italia.
Come quella bianca inaugurata un anno fa al centro di produzione Rai a Roma, un simbolo e uno stimolo per “continuare a tenere vivo sia il ricordo di questa vicenda italiana sia la richiesta di verità e giustizia per queste morti, concretizzando anche un passaggio di testimone con le nuove generazioni perché non venga dimenticata” hanno spiegato i promotori della giornata in sua memoria, a cominciare dalle Associazioni Articolo 21 e Noinonarchiviamo instancabili nel chiedere che sia fatta luce su quanto accaduto e sulle responsabilità.
Manca infatti ancora una verità ufficiale. Anni di indagini e processi con anche una commissione parlamentare d’inchiesta non sono bastati per individuare esecutori e mandanti. Un doppio omicidio che resta impunito e circondato dal mistero.
“L’intera vicenda giudiziaria è un manuale di disinformazia” scrive Enzo Nucci sul sito di Articolo 21 parlando di morti oltraggiate. “Da 29 anni attendiamo di sapere chi e perché aprì il fuoco su una giornalista di 33 anni ed un cineoperatore di 45 che ebbero l’unico torto di volere fare bene e con coscienza il proprio lavoro”- aggiunge il giornalista rilanciando ancora una volta la richiesta di verità che anche i genitori di Ilaria, ricorda, fino all’ultimo giorno delle loro esistenze hanno chiesto di conoscere.