Istanbul: la mappa di una città sotterranea

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Istanbul – Se in Italia «tutte le strade portano a Roma», come recita un antico adagio, in Turchia tutte le gallerie sotterranee di Istanbul conducono alla basilica di Santa Sofia. Ma una storica, esperta nella conservazione dei beni culturali e architettonici, ha sfatato questo mito: per tre anni Arzu Ula ha percorso i sotterranei della penisola turca, esplorando vecchie cisterne, acquedotti, pozzi, corsi d’acqua, maksem (serbatoi storici di stoccaggio dell’acqua), sorgenti sacre…

Un lungo lavoro che ha permesso di digitalizzare questi percorsi nel sottosuolo e di verificare che le quasi 300 strutture sotterranee presenti non portano tutte alla Grande Moschea. Però possono portare alla creazione di un itinerario turistico sotterraneo.

Ci sono sempre state leggende metropolitane e miti intorno alla Istanbul sotterranea, con tunnel e vie di fuga che si narrava corressero parallelamente agli storici canali per l’acqua, ma le evidenze emerse dal lavoro della storica smentiscono queste teorie.

«Abbiamo scansionato i misteriosi resti sotto il Palazzo Topkapi, la basilica di Santa Sofia e la basilica di Santa Irene mentre giravamo in questi luoghi con una barca», ha detto la studiosa all’agenzia di stampa Demirören. La mappatura è stata effettuata per strutture già note ai ricercatori, ma alcuni posti sono stati fotografati per la prima volta, come gli acquedotti sotto le moschee Fatih, Ahmediye, Süleymaniye e il museo archeologico. Un’indagine che Arzu Ula non ha certo svolto da sola, ma in questa impresa è stata affiancata da speleologi e subacquei professionisti che l’hanno accompagnata in questi anfratti, guidandola alla scoperta di un fitto reticolo di tunnel. La ricerca è però partita dagli archivi ottomani, grande collezione di documenti risalenti all’impero sotto il controllo della presidenza turca, dove studiando le fonti storiche il ricercatore aveva individuato le 285 strutture sotterranee censite e i successivi sopralluoghi hanno poi permesso di verificare che 59 di queste non esistono più.

«Abbiamo fotografato per la prima volta alcune cisterne. Inoltre, un acquedotto, che chiamiamo il nuovo Khan, è stato scansionato di recente», ha affermato la ricercatrice, «le cisterne sono strutture uniche per la città, sia artisticamente che architettonicamente. Queste cisterne sono state molto importanti per la consegna, la disposizione e la distribuzione dell’acqua a Istanbul fin dai tempi antichi».

Da decenni, riportano anche i media turchi, si vocifera che sotto Istanbul esistano tunnel sotterranei tutti interconnessi tra loro. Ma la protagonista di questo vasto progetto di monitoraggio ha respinto questa voce, ricordando che è vero che c’è un mito «secondo cui ogni tunnel conduce alla basilica di Santa Sofia. Ma non ho visto una cosa del genere».

L’indagine ha avuto anche una valenza archeologica. Durante le esplorazioni sotto la città, Ula e i suoi colleghi si sono imbattuti in diversi reperti: niente di trascendentale, ma durante i sopralluoghi nelle cisterne sono emerse tante testimonianze della vita del passato. «Abbiamo visto grandi vasi, ossa, oggetti e materiali», ha aggiunto, «la maggior parte delle cisterne sotto la città sono abbandonate».

Nel corso delle spedizioni ci sono state anche delle vere e proprie sorprese. Per esempio, ha raccontato la ricercatrice, percorrendo il corso d’acqua sotto la moschea ehzadebai si è imbattuta in una struttura inaspettata. «Abbiamo scoperto un acquedotto lungo 200 metri, che è stato il più lungo che abbiamo mai esplorato», ha detto. Nello studio sono state complessivamente trovate 81 cisterne, 30 cantine, 15 corsi d’acqua, 11 sorgenti sacre, 5 maksem e 5 fontane a pozzo. Inoltre, alcune delle strutture realizzate per soddisfare il fabbisogno idrico della città potrebbero essere utilizzate ancora oggi in caso di necessità.

I frutti di questo lavoro arricchiscono le conoscenze storiche sulla città turca, già capitale degli imperi romano d’oriente e ottomano, e contribuiscono a creare un percorso turistico sulla Istanbul sotterranea, proposta affascinante per valorizzare di più la valenza archeologica della penisola circondata dal Mar di Marmara, dal Bosforo e dal Corno d’Oro, patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1985.

Italiaoggi

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