In Turchia i libri stanno diventando un lusso. Il settore editoriale, fortemente dipendente dalle importazioni di carta, è stato duramente colpito dalla crisi monetaria.
A rischio di mettere a tacere alcune delle voci ancora dissonanti del Paese.
La sterlina ha perso un quarto del suo valore rispetto al dollaro nel corso dell’anno, con un abisso ancora più angosciante di meno 58% a metà dicembre e l’inflazione annua ha superato il 21%; un duro colpo al potere d’acquisto dei turchi più modesti.
Nel giro di un anno “il prezzo della carta è passato da 700/800 dollari a 1.500 dollari” a tonnellata, un aumento repentino che si riflette nei librai, spiega all’Afp il proprietario della casa editrice Kirmizi Kedi.
L’editore commenta “Diciamo che pubblichi un libro che costa 30 sterline. Se vende bene e viene ristampato una settimana dopo, il prezzo salirà a 35 sterline. E Dio solo sa quanto costerà dopo una terza o quarta ristampa”, “Alla fine, le persone saranno costrette a concentrarsi sull’essenziale e abbandonare i libri”.
Gli editori, in difficoltà economiche, potrebbero decidere di pubblicare meno testi, infatti alcune case editrici turche si sono già scusate con i propri lettori per non aver stampato alcuni libri recenti a causa degli alti costi di stampa.
La Turchia importa circa 3 miliardi di dollari di carta all’anno, secondo uno studio del 2018 della Camera di Commercio di Istanbul; il prezzo della pasta di cellulosa è aumentato in tutto il mondo, ma la situazione è particolarmente difficile in Turchia dopo la privatizzazione e poi lo smantellamento del principale gruppo di cartiere del paese (SEKA) degli anni 2000, come afferma il presidente dell’Associazione dei Turchi Editori.