Italia – Con il 28% di analfabeti funzionali, l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa, insieme alla Spagna, e al quartultimo nel mondo, rispetto ai 33 paesi analizzati.
“L’alfabetizzazione non consiste solo nel saper leggere, scrivere e fare di conto, ma è un contributo all’emancipazione di ogni essere umano e al suo completo sviluppo. Fornisce gli strumenti per acquisire la capacità critica nei confronti della società in cui viviamo, stimola l’iniziativa per sviluppare progetti che possano agire sul mondo e trasformarlo, e fornisce le capacità per vivere le relazioni umane. L’alfabetizzazione non è fine a se stessa, è un diritto fondamentale dell’uomo”. Lo dice la Dichiarazione di Persepoli, adottata dall’UNESCO nel 1975.
In tutto il mondo ci sono ancora 750 milioni di adulti non alfabetizzati e 264 milioni di bambini che non hanno la possibilità di beneficiare dell’istruzione scolastica.
E quanto pubblicato dall’AGI alla luce degli ultimi dati raccolti dall’Istituto di Statistica UNESCO (UIS)che parlano di un’alfabetizzazione dell’86% della popolazione adulta globale (dai 15 anni in poi) e di una una differenza del 7% tra i generi: l’83% della popolazione adulta femminile contro il 90% di quella maschile. Tra i giovani (15-24 anni) il tasso di alfabetizzazione è più alto (91%), e diminuisce il gap tra maschi e femmine.
L’alfabetizzazione nel mondo
Nell’Asia meridionale vive circa la metà della popolazione globale non alfabetizzata (49%). Questa percentuale scende al 27% in Africa subsahariana, al 10% in Sud-est asiatico, al 9% in Nord Africa e in Asia occidentale e intorno al 4% nei Caraibi e in America Latina. Meno del 2% del totale sono le persone analfabete in Asia centrale, Europa, Nord America e Oceania.
Differenza tra generi
A livello globale, la differenza di alfabetizzazione tra uomini e donne è del 7% negli adulti e del 3% nei giovani. La disparità è nulla o molto piccola in Asia centrale, Europa, Nord America, Sud-est asiatico, Caraibi e Latino America, ma è ancora molto evidente in Nord Africa, Asia occidentale, Asia meridionale e Africa subsahariana. In queste regioni del mondo la differenza arriva anche al 20%.
E in Italia?
Secondo i dati dell’UNESCO, in Italia, l’alfabetizzazione sfiora il 100%: nel 2011 il tasso di alfabetizzazione nella popolazione adulta corrispondeva al 98,8% e al 99,8% per i giovani tra i 15 e i 24 anni. La disparità di genere è nulla o quasi nulla nelle tre fasce di popolazione. L’indice di parità di genere (GPI) è pari a 1 nei giovani, a 0,99 negli adulti e a 0,98 nella popolazione anziana (dai 65 anni in poi).
Tuttavia prendendo alla lettera la definizione di alfabetizzazione contenuta nella Dichiarazione di Persepoli , il concetto di alfabetizzazione non si esaurisce nelle capacità di leggere, scrivere e far di conto. Nella società di oggi un ruolo importante è giocato anche dalle conoscenze e dalle competenze che ciascuno di noi possiede nel campo delle tecnologie digitali.
“Nella società digitale odierna il concetto di alfabetizzazione sta cambiando”, spiega Irina Bokova, direttore Generale dell’UNESCO nel messaggio lanciato in occasione della Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione celebrata l’8 settembre, come ogni anno a partire dal 1966, “ma nello stesso tempo la tecnologia può migliorare lo sviluppo dell’alfabetizzazione”.
Di fatto una buona percentuale di coloro i quali sanno leggere e scrivere possono essere considerati degli analfabeti funzionali, in quanto incapaci di usare queste capacità nella vita quotidiana e che spesso non comprendono i linguaggi delle nuove tecnologie.
Qual è la situazione in Italia?
Da un’indagine Ocse-Piaac pubblicata nel 2016 risulta che in Italia il 28% delle persone tra i 16 e i 65 anni fa parte dei cosiddetti analfabeti funzionali. Con il 28% di analfabeti funzionali, l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa, insieme alla Spagna, e al quartultimo nel mondo, rispetto ai 33 paesi analizzati.
Chi è l’analfabeta funzionale in Italia?
In Italia, l’analfabeta funzionale ha più di 55 anni anni, non è diplomato ed è disoccupato, oppure è molto giovane non studia né lavora, può avere genitori con un titolo di studio di secondaria inferiore, e può aver passato l’adolescenza in una famiglia con meno di 25 libri.