Rachida, un’apostata in Italia – Souad Sbai è l’autrice del libro dedicato alla giovane vittima della follia omicida del marito
“Noi, come allora, non ti vedremo, ma avvertiremo il profumo seducente della tua anima libera e scorgeremo, quando ogni speranza apparirà smarrita, il tuo timido sorriso alle nostre spalle. Sarà allora che potremo finalmente dire al nostro cuore: Rachida vive!”
E’ l’ultimo paragrafo del libro scritto da Souad Sbai, in memoria della donna uccisa a martellate il 19 novembre 2011, dal proprio marito, da cui avrebbe voluto separarsi perché violento e possessivo.
Rachida Radi, 35 anni, di origine marocchina come il marito, desiderava solo integrarsi con il mondo in cui viveva, condurre una vita serena insieme alle proprie figlie che allora avevano quattro ed undici anni, nella loro casa a Sorbolo di Brescello, nel Reggiano.
Desiderava vivere godendo dei propri diritti di donna, avendo anche incominciato il suo percorso per convertirsi al cristianesimo.
Il suo corpo massacrato rimase per ben cinquanta giorni nell’obitorio, non un gesto, né una parola dalla sua comunità, non un intervento pubblico.
Non un parente, non un amico a chiedere la possibilità di gestirne gli onori funebri.
Fu allora interpellata Souad Sbai, presidente dell’associazione ‘’Acmid-Donna”, affinché si potesse risolvere quella situazione drammatica.
Ed è a seguito di questa toccante esperienza che nasce il libro “Rachida. Un’apostata in Italia”, edito da Armando Curcio Editore e dedicato ai figli di Rachida.
Nelle prime pagine del suo libro, Souad parla di ‘’anime clandestine’’.
E’ la situazione di molte donne costrette a vivere una vita non propria, ‘’costretta a vivere sottoterra, al buio, dietro sbarre invisibili, ma invalicabili’’.
“Rachida sapeva di esser un’anima clandestina e, fino alla fine, ha tentato di convivere quell’amara condizione soprattutto per il bene delle sue due figlie, depositarie ed eredi di mille piccoli inconfessabili segreti…”
Ed uno dei segreti era la volontà di convertirsi al cristianesimo, rendendola dunque ‘apostata’ nei confronti della religione musulmana.
Scrive Souad: “In molti mi hanno raccontato come viveva Rachida, la prima apostata in Italia. Conosco storie di convertiti che non hanno potuto o voluto parlare e che, ormai da decenni, vivono nelle catacombe del terzo Millennio. In molte delle loro vicende riconosco quella di Rachida, i suoi piccoli passi e le sue grandi conquiste, o suoi dolori di donna e di madre, che ne hanno caratterizzato il percorso di vita fino all’ultimo respiro”.
In questo libro, la narrazione si svolge in un susseguirsi di parole che arrivano direttamente al cuore, indicando il percorso di quella povera anima clandestina che è stata Rachida, nel suo desiderio di vivere ed anche di indicare ai figli la strada della libertà.
Di Maria Clara Mussa