Maryan Ismail: «Orgogliosamente musulmana, ma l’islam si apra e si attualizzi»
La prima donna imam africana e liberale. Maryan Ismail fa un altro passo avanti. Orgogliosamente musulmana e tenacemente ostile agli integralisti, sorella di un diplomatico ucciso dalle forze locali qaediste, dopo anni di impegno civile questa coraggiosa italo-somala milanese ora ha in mano il «diploma» di «imama» rilasciato dall’Università di Padova. Molto più di un attestato formale.
Pochi giorni fa, Maryan Ismail ha superato a pieni voti – con lode – l’esame finale del «corso per imam e ministri di culto musulmani», riconosciuto dal ministero dell’Interno nell’ambito della tanto invocata preparazione dei ministri del culto italiani, per evitare gli «imam fai da te», più facilmente veicolo di discorsi d’odio e radicalizzazione. «L’ho fatto – spiega al Giornale – perché, come previsto dal patto col Viminale, è necessario uscire dalla improvvisazione di questi personaggi che non si capisce bene da dove arrivino e come».
Maryan non è la prima «imama» in assoluto, ma è la prima che in Italia ambisce a guidare la preghiera. «Il divieto della preghiera non è contemplato – spiega – ma le donne sono state via via escluse. Eppure oggi abbiamo esempi di donne imam in America e in Germania. L’Italia è un laboratorio interessante, possiamo costruire qualcosa di importante e iniziare a cambiare, ed è essenziale che ci sia una partecipazione delle donne. Le donne vanno già in moschea, ma oggi sono invisibili. Una moschea co-gestita potrebbe anche essere più rispettosa di tutti. Radicalizzazione e jihadismo sono anche l’effetto perverso della separazione, del purismo, delle suggestioni sull’uomo forte musulmano».
Quella di Maryan Ismail è una figura importante. Cinque anni fa ha lasciato il Pd, accusandolo di aver scelto un islam «oscurantista». «La gestione dei rapporti con l’islam a Milano – riflette ancora – negli ultimi anni è stata fallimentare. L’approccio è stato divisivo: è improponibile un dialogo solo con una parte, occorre aprirsi, mettere al centro le donne, le minoranze, la laicità dello Stato».
Quella di Maryan è una battaglia senza strappi con la fede, anzi è ostinatamente orientata a tessere la possibilità di un islam rispettoso dello stato di diritto e della Costituzione. Un’imam donna incarna la speranza di questo cambiamento. «Sul tavolo – dice oggi – ci sono ancora questi temi e le linee guida per la formazione di un islam europeo sono uno strumento per risolvere i problemi che conosciamo: la poligamia, una lettura contraria ai diritti delle donne, compreso il fatto che possano esser picchiate – perché la tradizione di una lettura distorta questo insegna – e poi i matrimoni combinati e forzati, la negazione del diritto all’istruzione e altro ancora». «C’è il mio impegno perché si cambi – conclude – da qualche parte bisogna pur iniziare. Non basta dire che l’islam è una religione di pace rimuovendo i problemi, tiriamo fuori questa pace, accettiamo la realtà e dialoghiamo con la realtà cercando la via giusta nella pratica».