Italia – All’iniziativa che punta alla formazione dei futuri pescatori hanno aderito 40 donne e 12 uomini.
Sono terminate in questi giorni le lezioni della prima scuola di pesca in Italia e in Europa organizzata da Coldiretti Veneto. Una novità che punta alla formazione dei futuri pescatori e che porta con se’ un altro dato inedito: circa 40 aspiranti pesacatori erano donne, contro 12 iscritti uomini.
Dati Istat alla mano delle 4.016 imprese di pesca ad oggi attive in Italia sono 598 quelle gestite da donne (61 quelle gestite da donne di età inferiore ai 35 anni) mentre va un po’ meglio per l’acquacoltura dove su 3.629 imprese attive sono ‘in rosà 995 (159 quelle gestite da under35).
Il percorso formativo mira a recuperare un mestiere antico ma rivisto alla luce di concetti come la conservazione dell’habitat, la sostenibilità, il potenziamento del turismo. “Si tratta di un progetto pilota che ha mostrato il grande interesse che esiste attorno a questo mestiere – ha spiegato all’AGI la coordinatrice Sara Morbin – e le donne emergono come fondamentali non solo per il recupero del mestiere ma anche per la gestione del passaggio generazionale.
Delle 40 donne coinvolte 30 hanno o avranno a breve un ruolo fondamentale nella gestione di un’impresa legata alla pesca e hanno espresso il desiderio di ricevere una formazione adeguata”. A frequentare il corso, quindi, sono mogli, compagne o figlie di pescatori ma anche donne che da sempre guardano alla pesca con fascino e passione come due delle componenti di Artemisia di Taglio di Po (Rovigo), unica cooperativa di sole donne pescatrici in Veneto e una delle poche esistenti in Italia.
“Molte sono donne che in questi anni hanno preso in mano il lavoro del marito o del papà e vogliono essere pronte ad una passaggio generazionale – ha poi aggiunto Morbin – si tratta di un mestiere tradizionale che si impara dai padri e dai nonni, salendo in barca fin da piccoli. Quindi senza una scuola rischia di restare una opportunità solo per figli o parenti di pescatori”.
A tenere lezione, ovviamente, un gruppo di pescatrici e imprenditrici. Tra queste Chiara Meriti, pescatrice di Porto San Giorgio (Fermo) che tra una calata e l’altra delle reti raccoglie i molti rifiuti che incontra in mare e li porta a terra aiutando così a ripulire il mare dalla plastica. Questa pratica, così come la tipologia di maglia utilizzata con le reti e il periodo di fermo dell’attività in mare per consentire il ripopolamento del pescato, rientra tra le attività di tutela del mare.
Spazio anche al racconto di Sonia Barchielli, direttrice della Cooperativa Labronica Motopescherecci di Livorno e unica donna in Italia a gestire un mercato ittico. “Le rigide normative emanate per contenere la pandemia ci hanno spinto ad affinare l’ingegno per consentire la prosecuzione dell’asta del pescato giornaliero. – spiega Sonia Barchielli – prima dell’epidemia il 70% del pescato veniva acquistato e portato fuori regione, oggi resta in Toscana. I pescherecci rientrano in porto alle 16.30 circa. Noi sorteggiamo l’ordine di partecipazione per ciascuna barca. Dopodiché alle 17.05 prende il via l’asta, al rialzo, con le cassette piene di pesce che passano sul nastro mobile dentro la sede della Cooperativa. Tutto in diretta streaming. Gli acquirenti si collegano mediante una app con codice di accesso. Finita l’asta i clienti passano subito a ritirare il pescato, o lo lasciano in deposito nelle nostre celle frigo per presentarsi la mattina dopo per prenderlo. Il pagamento e’ possibile sempre on line subito con carta di credito”.