E’ stato inaugurato nel Tribunale di Napoli uno spazio d’ascolto per le persone, per lo più donne, violate che devono sopportare, oltre alla personale sofferenza, anche il disagio di affrontare ambienti e situazioni di assoluto ed inusuale disagio psicologico. Aspettare di dover affrontare un aula dove la sofferenza fisica e psicologica sarà aperta e scandagliata fin nei più intimi particolari è spesso uno dei motivi per i quali si evita di denunciare, preferendo leccarsi le ferite da soli, lontani da una pubblicità che stigmatizza al mondo una condizione di persona violata, che peserà per sempre sulla vita di chi ha già dovuto sopportare l’indicibile. L’attesa dell’audizione, seduti in ambienti impersonali, per lo più sciatti e senza calore, amplifica la percezione della disgrazia e della solitudine.
Abbandonate su sedie e sgabelli, in corridoi impersonali sotto luci che accentuano coloriti spettrali, con andirivieni di persone assolutamente disinteressate e prese dalle proprie problematiche, questa è la condizione tipo attuale di chi, avendo subito, si trova catapultato in una bolla d’angoscia e disagio. Il protocollo è perfetto, procedure, guardie, commessi, pubblico, giornalisti. Tutto a norma di legge, che si sa è rigorosa, severa o spiacevole ma pur sempre legge. “Occorre un comportamento non esigibile per legge”, diceva l’antico ma lungimirante Lord Moulton parlando dello spazio etico. Uno spazio per la cura delle persone. Non solo psicologico ma fisico, tangibile.
Questo è voluto essere lo spazio che, grazie alla Presidente della Corte d’Appello Maria Rosaria Covelli ed il Procuratore Generale presso la Corte di Appello Aldo Policastro e’ stato realizzato ed inaugurato il nove dicembre nel Tribunale di Napoli. Una configurazione spaziale pensata per essere riservata, dedicata, accogliente per le vittime di reato. Uno spazio dove tutto è stato calibrato e dosato per agire con delicatezza sugli animi delle persone violate. Ho progettato questo spazio con materiali, colori e luci affinchè lepersone che ne usufruiranno possano percepirlo come il punto fisico, reale, concreto della loro rinascita. Un abbraccio che non potrà eliminare il dolore personale, ma che possa essere avvertito come vicinanza e supporto non occasionali. Lo spazio, che sarà ovviamente gestito da professionisti di grande esperienza, è la concretizzazione di un caso di studio del corso della Scuola di Formazione allo Spazio Etico negli spazi pubblici fondata e diretta dalla Prof.ssa Lucilla Gatt dell’Università Suor Orsola Benincasa della quale sono docente per la parte relativa al design degli spazi etici. Lo spazio realizzato nel Tribunale di Napoli è però solo un esempio, in realtà tutti gli spazi pubblici dovrebbero essere ripensati come etici, in grado cioè di non creare differenze e di far sentire tutti a proprio agio, egualmente trattati e messi in grado di fruire la città allo stesso modo. Facciamoci un augurio: un futuro in cui la città intera sia uno spazio etico.
Fabiana Gardini



