ONU. La pandemia ha cancellato cinque anni di progresso – La pandemia da Covid-19, che imperversa da 17 mesi, ha fatto precipitare nella povertà oltre 100 milioni di lavoratori in più, come rivela l’Onu, una situazione legata al calo dell’orario di lavoro e all’evaporazione dei buoni posti di lavoro.
La crisi è tutt’altro che finita, l’occupazione non tornerà al suo livello pre-crisi sanitaria fino al 2023, avverte l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) in un rapporto annuale.
Entro la fine del 2021, il mondo avrà ancora 75 milioni di posti di lavoro in meno rispetto inizio pandemia e il rapporto dell’ILO mostra che si prevede che circa 205 milioni di persone saranno disoccupate nel 2022, ben al di sopra dei 187 milioni del 2019.
Ma queste statistiche ufficiali nascondono una realtà molto più oscura perché il numero di ore lavorate è crollato. Nel 2020, l’8,8% di tutte le ore lavorate è evaporato rispetto all’ultimo trimestre del 2019, l’equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.
Anche se l’economica riprendesse in alcune parti del mondo, entro la fine dell’anno mancheranno ancora l’equivalente di 100 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.
Sebbene la situazione occupazionale dovrebbe migliorare leggermente nella seconda metà di quest’anno, la ripresa sarà disomogenea, considerando il divario tra i tassi di immunizzazione nei paesi ricchi e quelli più poveri.
Meno posti di lavoro e ore lavorate si traducono automaticamente in più povertà.
Rispetto al 2019, 108 milioni di lavoratori sono ricaduti nelle categorie dei poveri o dei molto poveri, il che significa che le famiglie che dipendono da loro devono vivere con meno di 3,2 dollari al giorno.
La pandemia ha cancellato cinque anni di progresso.
Per il lavoro minorile e il lavoro forzato, decenni di sforzi sono probabilmente andati in fumo.
E per i due miliardi di persone che lavorano nel settore informale, le conseguenze della pandemia sono state catastrofiche come per le donne che sono uscite in massa dal mercato del lavoro, anche nei Paesi ricchi, per prendersi cura dei bambini, privi della scuola.
Un fenomeno che fa temere all’Ilo un ritorno a situazioni legate alle tradizioni sui ruoli di genere.
Altro punto importante è il calo dell’occupazione giovanile (-8,7% nel 2020) più che doppio rispetto al calo del 3,7% registrato tra i lavoratori più anziani.