Turchia – L’inflazione in Turchia ha raggiunto il 36,08% a dicembre, record dal settembre 2002 a causa del crollo della lira turca che mette in una posizione scomoda il presidente Recep Tayyip Erdogan a diciotto mesi dalle prossime elezioni presidenziali.
L’ aumento dei prezzi al consumo, oltre sette volte superiore all’obiettivo iniziale del governo, spiega il crollo di quasi il 45% della lira turca nei confronti del dollaro in un solo anno, nonostante le misure di emergenza annunciate dal Capo dello Stato a metà Dicembre.
L’inflazione è diventata un tema scottante in Turchia; l’opposizione e parte della popolazione accusano l’Ufficio Nazionale di statistica (Tüik) di aver consapevolmente e largamente sottovalutato l’aumento dei prezzi, alimentato dalla politica monetaria del Presidente Erdogan che ha spinto la banca centrale turca ad abbassare sistematicamente i suoi tassi di interesse negli ultimi mesi.
Contrariamente alle teorie economiche classiche, il capo dello Stato ritiene che gli alti tassi di interesse favoriscono l’inflazione, ma la politica monetaria e la mancanza di indipendenza della banca centrale, da quando Erdogan ha licenziato tre governatori nel 2019, hanno trascinato la valuta verso il basso.
+86% per farina e pollo
L’inflazione è quindi evidente nei supermercati, dove le etichette continuano a essere ristampate; i prezzi degli alimenti sono aumentati del 43,8% in un anno nonostante le minacce del governo, che nelle ultime settimane ha esortato le grandi catene di supermercati a rivedere i prezzi al ribasso.
Secondo i dati ufficiali, la farina e la carne di pollo hanno visto i prezzi aumentare dell’86% in un anno, l’olio di girasole del 76% e il pane del 54%. Nelle ultime settimane si sono formate file infinite davanti ai chioschi del pane gestiti dai comuni dell’opposizione a Istanbul e Ankara dove il pane viene venduto a metà del prezzo rispetto alla maggior parte delle panetterie.
In questo contesto politicamente esplosivo, il Presidente Erdogan ha alzato dal primo gennaio il salario minimo da 2.825,90 a 4.253,40 sterline (circa 275 euro), un aumento del 50% in gran parte cancellato dall’economia.
A fine dicembre, la crisi monetaria si è trasformata in un regolamento politico dei conti in Turchia, con l’invito del nuovo Ministro delle Finanze a sporgere denuncia contro economisti e giornalisti che hanno commentato il crollo della moneta nazionale.
Oltre ai governatori della banca centrale, dal 2018 il capo dello Stato ha sostituito per tre volte il suo Ministro delle Finanze, l’ultima il 2 dicembre nel bel mezzo di una debacle.