In Turchia l’inflazione balza al 36,1%, al record degli ultimi 19 anni, e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan decide di far fuori il numero uno dell’istituto nazionale di statistica, accusandolo di gonfiare i numeri. E’ quanto riportano le agenzie di stampa, riferendosi a un decreto pubblicato durante il fine settimana.
Prosegue ormai da mesi la follia monetaria made in Turchia orchestrata dal presidente Erdogan, che ha già costretto la banca centrale a tagliare continuamente i tassi di interesse a partire dallo scorso settembre, e che ha licenziato in quella che viene definita una vera e propria purga ben tre governatori dal luglio del 2019.
All’inizio di dicembre è caduta anche la testa del ministro delle Finanze Lutfi Elvan, cacciato a poco più di 12 mesi dalla sua nomina.
Erdogan ha di fatto una ricetta tutta sua per sconfiggere l’inflazione che sta assediando il paese: non alzare, ma abbassare i tassi. Non ricorrere come da manuale a una politica monetaria più restrittiva, ma a una più espansiva.
Così facendo, è lui stesso che sta portando la Turchia al collasso, infiammando ulteriormente l’inflazione e svalutando la lira turca, che nel 2021 è crollata ai minimi record nei confronti del dollaro Usa, perdendo il 44%. Dall’inizio del 2022, la valuta ha perso lo 0,4.
Al momento, la lira viene scambiata in area 14 nei confronti del biglietto verde, dopo essere crollata lo scorso 20 dicembre al minimo storico, pari a 18,4 nei confronti del $, prima di segnare un rally e recuperare attorno a quota 10. (ma ora è tornata per l’appunto a scendere).
La volatilità della moneta è stata scatenata per l’appunto dai ripetuti tagli ai tassi da parte della banca centrale turca CBRT, pari a 500 punti base, dal 19% di settembre al 14%.
L’ultima vittima della purga di Erdogan porta il nome di Sait Erdal Dincer, numero uno dell’Istat della Turchia.
Il presidente accusa l’agenzia di statistica di aver praticamente gonfiato i numeri relativi all’inflazione.
Così Dincer si era sfogato nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano finanziario Dunya all’inizio del mese, ben conscio del destino imminente:
“Al momento sono qui, seduto in questo ufficio. Domani ci sarà qualcun altro. Non importa chi sarà il (nuovo) presidente. Immaginate centinaia dei miei colleghi, che devono sopportare o rimanere zitti mentre sono costretti a pubblicare numeri sull’inflazione ben diversi da quelli della realtà?”.