Mercati in calo attesi i nuovi dati sull’inflazione Usa – Pesa il timore di una ulteriore stretta monetaria da parte della Federal Reserve per la forte impennata dell’occupazione negli Stati Uniti e in attesa dei nuovi dati sull’inflazione. Il rischio di una recessione incombe anche per gli effetti delle tensioni tra Cina e Taiwan.
I mercati sono in calo in attesa della pubblicazione odierna dei dati sull’inflazione statunitense e dopo che un forte mercato del lavoro Usa venerdì scorso ha rafforzato le prospettive di ulteriori aggressive strette monetarie da parte della Federal Reserve.
I prezzi al consumo dovrebbero rallentare negli Stati Uniti a luglio scendendo di qualche decimo sotto il 9%, anche se i prezzi ‘core’, al netto di energia e dei beni alimentari, dovrebbero salire, perchè la domanda di servizi resta alta. E domani escono i dati sui prezzi alla produzione Usa, sempre a luglio.
Inoltre a pesare sui mercati è la forte impennata dell’occupazione Usa di venerdì scorso che ha allontanato i timori di recessione, innalzando fino al 70% la possibilità di nuovi maxi-rialzi dei tassi dello 0,75% da parte della Fed a settembre. Oggi i listini asiatici arretrano, il dollaro si è stabilizzato su alti livelli e i future a Wall Street e in Europa sono deboli e poco mossi.
“Non penso che ci siamo ancora lasciati alle spalle il mercato ‘orso’ – commenta David Chao, global strategist per l’Asia di Invesco – il rischio di recessione incombe e la Fed non ha rinunciato al suo atteggiamento da ‘falco’. I dati di oggi sull’inflazione sicuramente ci daranno indicazioni più sicure sulle prospettive future”.
Sui mercati pesano anche le crescenti tensioni a Taiwan e in Ucraina. Pechino non molla la presa sull’isola e Taipei accusa la Cina di stare preparando un’invasione. Intanto Mosca ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, puntando il dito sugli attacchi ucraini alla centrale nucleare di Zaporozhye, mentre Kiev accusa la Russia di voler connettere l’impianto nucleare di Zaporozhye alla rete elettrica della Crimea, annessa da Mosca nel 2014.
Oggi in Asia Tokyo arretra di mezzo punto percentuale, Hong Kong del 2% e Shanghai perde terreno, mentre in Cina l’inflazione a luglio sale al top da 2 anni e i prezzi alla produzione frenano ai minimi da 17 mesi. I future a Wall Street sono piatti, dopo la chiusura in rosso di ieri, per la frenata dei tecnologici, legata al ‘warning’ sui ricavi di Micron.
Tutto ciò è avvenuto proprio nel giorno in cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un progetto di legge da 52 miliardi di dollari sui semiconduttori, finalizzato ad aumentare la produzione interna Usa e a contrastare l’esportazione cinese dei chip. In attesa dei dati sull’inflazione cresce la paura della recessione e i rendimenti dei Treasury avanzano, con il 10 anni al 2,79% e il 2 anni al 3,26%, dopo aver toccato ieri il 3,331%, il top dal 16 giugno.
La curva dei rendimenti si è invertita ai massimi dal 2000. Piatti anche i future sull’EuroStoxx 50 dopo che ieri i titoli tecnologici hanno spinto al ribasso le Borse europee, che hanno chiudono in rosso, con l’eccezione di Londra.
Il malumore sui tech e sui semiconduttori è stato alimentato dalle tensioni su Taiwan e dal tonfo di Softbank a Tokyo, calata ieri del 7%, dopo perdite record per 23 miliardi di dollari nel secondo trimestre. Spread in risalita a 214 punti, contro i 212 dell’avvio. Il tasso di rendimento del titolo italiano torna sopra il 3%. Euro stabile sopra 1,02 dollari e dollaro/yen sotto quota 135.