Gli eredi non possono più contestare le donazioni – Importante cambiamento nella normativa sulle successioni: la legge di Bilancio per il 2024 ha introdotto una novità significativa che pone fine all’azione di restituzione dei beni donati da parte dei legittimari.
C’erano i tempi in cui i notai sconsigliavano le donazioni perché queste potevano essere contestate dagli eredi legittimari del donante (ossia il coniuge e i figli). Questi ultimi infatti avrebbero potuto non solo annullare la donazione in sé entro 10 anni dall’apertura della successione ma riprendersi anche il bene da eventuali acquirenti nel caso in cui lo stesso fosse stato nel frattempo ceduto. Ebbene questi tempi sono finiti.
La legge di bilancio per il 2024 ha infatti modificato sostanzialmente le norme in tema di successione, cancellando la possibilità di esperire la cosiddetta azione di restituzione: un’azione che, sino a ieri, il legittimario poteva intraprendere contro chi avesse acquistato la proprietà del bene donato dal defunto. Tale meccanismo, previsto per 80 anni dalle norme del nostro codice civile, bloccava di fatto la circolazione degli immobili, rendendo oltremodo difficile ottenere un mutuo per l’acquisto di una casa proveniente da una donazione.
Cerchiamo di comprendere meglio cosa cambia e perché, da oggi, gli eredi non possono più contestare le donazioni.
Il precedente regime
Partiamo dal caso concreto. Immaginiamo un padre che, qualche anno prima di morire, doni alla propria figlia gran parte del proprio patrimonio, lasciando sostanzialmente senza nulla la moglie e il secondogenito.
Questi ultimi possono, entro 10 anni dal decesso, impugnare non solo l’eventuale testamento redatto dall’uomo ma anche le donazioni che questi aveva fatto in vita. Moglie e figli sono infatti eredi legittimari e hanno sempre diritto alla quota di legittima. Dunque, per ripristinare la legittima, i legittimari potevano (e possono ancor oggi) revocare le donazioni lesive partendo dalle ultime e risalendo via via alle prime finché la loro quota di legittima non sia stata ripristinata. Questa azione – che si risolve in una causa civile in tribunale – va sotto il nome di azione di riduzione per lesione della legittima.
Ma cosa succedeva se, nel frattempo, il donatario (la figlia, nel nostro esempio di prima) aveva venduto a un terzo uno degli immobili ricevuti in donazione dal padre? La legge consentiva ai legittimari la cosiddetta azione di restituzione: a condizione che non fossero decorsi 20 anni dalla donazione, essi potevano agire contro l’acquirente e chiedere di consegnare loro il bene, annullando anche eventuali ipoteche della banca. Ciò, come è facile comprendere, faceva sì che nessuna banca finanziasse l’acquisto di un immobile proveniente da donazione, salvo fosse stata sottoscritta una polizza assicurativa o, morto il donante, gli eredi non avessero firmato una rinuncia all’azione di riduzione.
Cosa cambia?
Dal 1° gennaio 2024, qualora una donazione venga considerata lesiva della quota di legittima, l’erede legittimario non potrà più agire per recuperare il bene dal terzo, ma dovrà sperare nella solvibilità del donatario. Questo significa che, se il donatario è insolvente, il legittimario non potrà più avanzare richieste contro eventuali successivi acquirenti del bene donato.
In pratica non viene cancellata l’azione di riduzione, quella cioè intrapresa contro il donatario, ma l’azione di restituzione, quella cioè intrapresa contro il terzo acquirente.
La riforma ha l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza nella circolazione dei beni, specialmente immobiliari e nelle garanzie del credito bancario.
Quali sono i rischi?
Il rischio del nuovo sistema è quello di lasciare gli eredi legittimari senza nulla in mano. Se infatti un individuo dovesse ricevere un bene in donazione e, poco dopo, dovese venderlo, gli eredi legittimari non avranno altra scelta che agire contro di lui chiedendogli quantomeno il controvalore in denaro del bene alienato. Ma se nel frattempo il donatario si è reso nullatenente, i legittimari non potranno più tutelare i propri diritti perché non avranno nulla su cui rivalersi.
Un nuovo scenario
Con questa innovazione, il legislatore intende privilegiare la sicurezza della circolazione dei beni a scapito della tutela dei legittimari. Questo segna un passo avanti verso un sistema più moderno e flessibile, seppur con possibili ripercussioni per i legittimari e i donatari.