La Festa della Donna in Tunisia di lunedì 13 agosto è stata preceduta da manifestazioni e aspre polemiche per l’avallo da parte del Presidente della Repubblica, Beji Caid Essebsi, alla proposta di equiparare la posizione delle donne a quella degli uomini per che quel concerne i diritti di eredità in Tunisia. La proposta è stata avanzata dalla Commissione Colibe, incaricata da Essebsi di studiare riforme che adeguassero le leggi al principio di uguaglianza stabilito dalla costituzione del 2014. Il Presidente ha auspicato che l’equiparazione possa diventare legge in breve tempo, anche se non è ancora stata fissata una data per l’inizio della discussione in Parlamento.
Il grande ostacolo all’entrata in vigore di quella che sarebbe davvero una “legge di civiltà” è la ferma opposizione della componente ultraconservatrice. La massiccia presenza femminile tra coloro che sono scesi in piazza in difesa delle prescrizioni tradizionali dell’islam in materia di diritto ereditario, secondo cui alla donna spetta la metà di quanto può ricevere un uomo, è segno di come la presa del fondamentalismo anche sulla coscienza e sulla psiche delle donne in Tunisia resti molto forte, sebbene Essebsi abbia garantito la libertà di scegliere se continuare a fare riferimento alle leggi islamiche. Allo stesso tempo, il supporto del Presidente al responso della Commissione Colibe potrebbe riuscire nell’intento di destabilizzare proprio il campo fondamentalista, guidato dal partito dei Fratelli Musulmani tunisini, Ennahda.
Il fragile patto di non-belligeranza su cui continua a essere basata la convivenza forzata al governo tra gli islamisti guidati da Rached Ghannouchi e Nidha Tounes, il partito laico fondato da Essebsi, non si applica in sede di competizione politica. La campagna elettorale per le elezioni presidenziali e parlamentari del 2019 è già iniziata ed Essebsi sembra voler spingere Ghannouchi, suo probabile avversario, a gettare la maschera su un argomento dirimente per la Fratellanza Musulmana: i diritti delle donne. La necessità di mostrare un volto moderno e progressista, soprattutto di fronte all’Europa, ha costretto Ennahda ad accettare l’introduzione di provvedimenti gender-friendly contrari all’ideologia fondamentalista degli Ikhwan, che nel corso della storia è stata fonte d’ispirazione per gruppi jihadisti e terroristi quali Al Qaeda e ISIS.
I diritti delle donne sono in marcia, in Tunisia come in Marocco, Arabia Saudita e nel resto del mondo arabo, e per tenerne il passo Ghannouchi non ha potuto opporsi all’abolizione della legge che fino al settembre 2017 ha impedito alle donne tunisine di sposare uomini non musulmani se non convertiti. Con l’obiettivo di scavalcare Essebsi e Nidha Tounes in fatto di liberalità, Ghannouchi ha poi promosso la candidatura di una donna manager non velata alle recenti elezioni per il sindaco di Tunisi.
La vittoria di Souad Abderrahim, primo sindaco donna nella storia del paese, non deve però ingannare sulla natura di Ennahda. La macchina politica ed elettorale dei Fratelli Musulmani è ben oliata, a differenza di quella del suo principale avversario, determinando la sconfitta di Nidha Tounes anche alle municipali dello scorso maggio (28 contro 20 per cento), mentre Gannouchi celebrava la presa di località importanti come Sfax, la seconda città più ricca, e Kairouan, la capitale spirituale. Tuttavia, la strada verso il potere passa anche per la taqiyya, la dissimulazione tipica delle strategie di conquista della Fratellanza tanto in Medio Oriente quanto in Occidente. Pertanto, Ennahda abbraccia il cambiamento solo per opportunismo e affinché nulla cambi, restando coerente alle origini e alla quintessenza islamista del partito.
Ciò, d’altro canto, non è privo di rischi. La ricerca del voto laico e secolare a danno di Nidha Tounes, offre sempre più il fianco alle critiche della componente fondamentalista, il principale bacino di consenso dei Fratelli Musulmani. Le accuse di uno snaturamento di Ennahda si stanno traducendo nel rafforzamento di movimenti e partiti fondamentalisti alternativi, che contrastano apertamente il miglioramento della condizione femminile in Tunisia, senza troppe dissimulazioni. Ennahda è consapevole del rischio di perdere l’elettorato ultraconservatore, ma a questo timore va ad aggiungersi quello di spingere tutto il voto laico e secolare nelle braccia di Nidha Tounes, screditando la propria immagine all’estero. L’ambiguità risultante è ben sintetizzata dalla posizione assunta sulla riforma dei diritti di eredità. Il partito non si è detto infatti né favorevole né contrario all’equiparazione uomo-donna, esprimendo un generico apprezzamento sulla necessità di approfondire la discussione e il dialogo sui contenuti del rapporto e sul valore dei diritti, sulle libertà e sull’uguaglianza tra i sessi.
La mossa di Essebsi di porre la questione femminile al centro della campagna elettorale potrebbe risultare fatale per i Fratelli Musulmani in Tunisia. Riuscire a risolvere una tale ambiguità sarà molto arduo, malgrado la loro consumata abilità nel trasformismo. Quando il paese tornerà alle urne nel 2019, l’esito per Ennahda si preannuncia come una grave sconfitta.
di Souad Sbai per La Nuova Bussola Quotidiana