Sapevate che solo nel 2017 sono stai donati circa 200 miliardi di dollari da filantropi arabi a varie associazioni, Ong, fondazioni musulmane sparse in tutto il mondo? Non ci sarebbe nulla di strano, dal momento che siamo già abituati a leggere e sentire di spese strabilianti da parte di principi o re arabi che siano.
Se non fosse che questi petroldollari spesso e volentieri vadano a finire nelle tasche di associazioni, Ong, fondazioni musulmane, che tuttavia finanziano il terrorismo. Ciò accade grazie alla loro abilità a mascherarsi da enti caritatevoli (ne è una riprova il caso del Kosovo).
Qualcosa però sta cambiando, ed è lampante se si leggono le ultime dichiarazioni di Abdul Aziz Al Ghurair, capo della Federazione delle Banche degli Emirati Arabi Uniti e presidente della Foundation for Education Fund, secondo il quale: “Il mondo musulmano è molto generoso, ma la vera sfida è quella scoprire e capire ciò che doniamo e come lo facciamo affinché i nostri contributi abbiano un impatto significativo. Per questo motivo chiedo di inaugurare una nuova era della donazione musulmana”. L’occasione era quella del Global Donors Forum, svoltosi al British Museum di Londra lo scorso lunedì. Ma il filantropo Al Ghurair non ha dichiarato solo questo. Ascoltando il suo intervento è stato difficile non appuntare il passaggio in cui ha specificato che “non siamo progrediti tanto quanto avremmo dovuto” e non è un caso infatti che “l’immagine della filantropia musulmana sia stata danneggiata dai titoli di cronaca degli ultimi anni relativi a legami tra associazioni caritatevoli e fazioni estremiste coinvolte in conflitti in tutto il mondo”. Applausi. Un barlume di verità tra i gineprai dei benpensanti, quelli che sostengono ancora l’islamofobia, il politically correct, il “volemose bene”, senza poi capire gli effetti di questi irrazionali affetti per un mondo che sta distruggendo il nostro e tutto in nome del califfato mondiale, al grido di “Allahu Akbar”, e a costo delle nostre vite.
Plaudo il discorso di Abdul Aziz Al Ghurair e lo condivido ancor di più quando ha aggiunto: “Tutti i donatori dovrebbero essere in grado di tracciare la loro donazione alla Ong in modo molto semplice e chiaro, proprio come monitoriamo la nostra spedizione di corrieri”, asserendo il crescente “bisogno di creare istituzioni legalmente riconosciute così da garantire trasparenza perché anche le donazioni caritatevoli fatte con buona intenzione potrebbero non avere l’impatto sulla società che il donatore si aspettava”. Infatti, molti “donors” musulmani, seppur ispirati da buoni sentimenti, rischiano di sostenere e foraggiare terrorismo e conflitti in tutto il mondo. Ne conosco molte di queste pseudo-associazioni o organizzazioni che approfittano delle apprezzabili intenzioni di chi dona soldi a scopo caritatevole, per poi trasformare il loro denaro in morte. Ne esistono tante anche qui in Italia.
Il nostro Governo, invece, è a conoscenza, o perlomeno ha mai monitorato la situazione pubblicamente denunciata da Al-Ghurair?
di Souad Sbai per L’Opinione delle Libertà