La liberazione dell’«imperatore» del traffico di esseri umani, Bija, dopo soli 4 mesi di reclusione pone molti punti interrogativi su quanto sta accadendo in Libia. E i rapporti sempre più stretti tra governo libico e Turchia fanno prevedere un’estate di sbarchi in Italia.
La notizia è di quelle da far tremare i polsi. Uno dei trafficanti di esseri umani più pericolosi della Libia, Abdel-Rahman Milad, meglio noto come Bija, è stato scarcerato. Meno di quattro mesi dopo il suo arresto, le autorità libiche lo hanno rilasciato. Eppure era stato sanzionato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma Bija, siamo certi, non lascerà la Libia rischiando di essere fermato magari mentre si trova in Europa. Nel suo Paese, del resto, pare abbiano gradito il suo rilascio e quindi ha la copertura garantita. Soprattutto a Zawiya, città natale del trafficante, dove pare siano in corso addirittura i festeggiamenti per il suo ritorno. E, secondo fonti locali, proprio da questa città alcuni esponenti di rilievo avrebbero esercitato pressioni per la liberazione di quello che è considerato un “imperatore” del contrabbando degli esseri umani.
A questo punto, il nuovo governo libico, con a capo il Primo ministro Abdulhamid Dabaiba, dovrebbe dare spiegazioni. Bija, infatti, è accusato di essersi occupato (e non è escluso che sia già tornato a farlo) attivamente del traffico di esseri umani che dalla Libia partono per raggiungere l’Italia e l’Europa. Ma non solo. Secondo l’Onu, lo stesso sarebbe coinvolto anche nell’affondamento di alcuni barconi carichi di persone.
In tutto questo l’Italia appare ancora smarrita. Che cosa diranno dal governo?
Bija è un grande problema, soprattutto per noi che in passato lo avremmo ospitato per “discutere” con lui su come arginare i flussi. Ma qualcosa, evidentemente, non ha funzionato. E adesso il trafficante più pericoloso è libero di tornare in azione.
Nonostante il viaggio del premier Draghi a Tripoli nei giorni scorsi, la “macchina istituzionale” stenta a partire. A proposito dell’Italia, va evidenziata la passività del titolare della Farnesina, come sempre intempestivo nell’intervenire presso il governo libico e gli eventuali ministri preposti, e tanto meno presso l’ONU e l’Unione Europea. Mentre la bella stagione si avvicina e il flusso di migranti tornerà a salire.
Intanto, la Turchia si offre ancora come partner della Libia, aprendo alla possibilità che sue aziende possano lavorare per ricostruire il Paese. In queste ore, quasi tutto il nuovo governo libico è ad Ankara. Erdogan, ovviamente, farà di tutto per accaparrarsi il più possibile.
È importante, ora più che mai, che l’Unione europea agisca in maniera compatta e secondo una veduta condivisa e lasci alle spalle un passato di totale assenza nella questione.
È importante far sì che l’immigrazione, al momento nelle mani delle organizzazioni criminali che hanno tirato su un vero e proprio business delle migrazioni, sia gestita adeguatamente fornendo il necessario supporto a un governo ancora fragile. Non permettere che queste bande di criminali siano gli unici interlocutori in grado di tenere sotto controllo i flussi migratori nel Mediterraneo e sotto scacco un continente intero. Che non sia interlocutrice la Turchia di Erdogan, fintanto persista a violare anche i diritti umani più basilari, e le cui mire, nemmeno troppo subdole, restano incontrastate a causa dello stesso ricatto cui i criminali sottopongono l’Unione europea. Che non sia interlocutrice fintanto si comporti come un Bija qualunque.
di Souad Sbai per La Nuova Bussola Quotidiana