Riforma fiscale, altro che tassa di successione

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centrodestra draghi - calenda

In tutta sincerità faccio fatica a comprendere le uscite di Ernico Letta.
Ha esordito, in piena emergenza pandemica, mettendo al centro dell’attenzione due temi, come lo
ius soli ed il voto ai sedicenni, che, oltre ad essere divisivi, nulla hanno a che fare con la soluzione dei
drammatici problemi sanitari ed economici del Paese. Come se, in una visione a lungo termine, si andassero a cercare nuovi elettori tra i figli degli immigrati, che, con lo ius soli nel nostro ordinamento, sarebbero sempre più attratti da noi.
Poi la battaglia sul ddl Zan, altro argomento divisivo e poco sentito dai cittadini soprattutto in
questo momento.
Infine l’aumento della tassa di successione, immediatamente bloccato da Draghi che, giustamente,
ha sottolineato, di nuovo, che oggi lo Stato deve dare e non chiedere. Aumento, peraltro, finalizzato ad
interventi assistenziali, la c.d. “bonus economy”, che, lo abbiamo visto con il fallimento del reddito di
cittadinanza, pochi benefici alla crescita portano.
Un inasprimento del prelievo fiscale sul trasferimento di asset tra genitori e figli, oltre che percepito
come ingiusto, appare addirittura dannoso in questo periodo storico. Basti pensare non solo alla classica
eredità di qualche immobile e del conto in banca, ma al passaggio generazionale nell’ambito delle imprese.
Oggi circa il 70% delle nostre PMI stanno passando di mano tra genitori e figli, il tassare di più detto
passaggio significherebbe togliere risorse al sistema produttivo con evidenti risvolti negativi per l’intera
economia. Poi, come al solito, la più penalizzata sarebbe la classe media, visto che i grandi patrimoni di
solito hanno sistemi di ottimizzazione fiscale tali che difficilmente li renderebbe aggredibili dalle nuove
maggiori imposte.
La proposta appare, quindi, oltre che sostanzialmente inutile anche dannosa, soprattutto perché
non inserita in una complessiva riforma fiscale, di cui il nostro Paese, indipendentemente dagli impegni del PNRR, ha assoluto bisogno.
E detta riforma ritengo debba necessariamente essere indirizzata ad una semplificazione degli
adempimenti ed ad una riduzione complessiva del prelievo fiscale, con contemporanei interventi per
combattere l’evasione con un aumento della base imponibile. Insomma il vecchio detto “pagare meno
pagare tutti” appare quanto mai attuale.
La lotta all’evasione, però, non si fa con la inutile cura palliativa di eliminare i contanti, che fa la
gioia solo delle banche con trasferimento di ricchezza costante tra i cittadini e gli Istituti di credito, o con
pesanti interventi normativi volti a complicare la vita ad autonomi ed aziende, ma con una riduzione della pressione fiscale, con adempimenti semplificati e con la possibilità di allargare la platea delle deduzioni e delle detrazioni, fino ad arrivare, in futuro, a poter scaricare praticamente tutto, rendendo, così, meno “conveniente” l’evasione e favorendo l’interesse dei cittadini a richiedere la fattura, facendo, così, man mano totalmente sparire il nero senza provvedimenti penalizzanti.
Una prova della correttezza di questo percorso è data dalla introduzione nel 2019 della flat tax per
gli autonomi con ricavi fino ad Euro 65.000,00, che, nel primo anno della sua applicazione, ha visto
aumentare i redditi da lavoro autonomo del 25,4%.
L’ampliamento di deduzioni e detrazioni si potrebbe, poi, gradualmente attuare con sistemi di
inclusione in esse di settori da stabilire a posteriori di anno in anno, così da indurre i cittadini a richiedere e conservare ricevute e fatture di ogni operazione, non sapendo a priori cosa si potrà scaricare l’anno successivo, oltre alle spese che oggi già sono ammesse.
Ma, soprattutto, si dovrà creare un circolo virtuoso di fiducia tra lo Stato ed i contribuenti, onde
rendere il rapporto non conflittuale ma collaborativo.
Un grande passo in avanti potrebbe essere introdurre il Taeg (tasso effettivo globale) delle tasse, da
tempo proposto da Confassociazioni.
Il cittadino dovrebbe avere il diritto di conoscere quanto globalmente, in percentuale al proprio
reddito ed al proprio patrimonio, paga di tasse, nel senso di comprendervi ogni tipo di imposizione fiscale diretta ed indiretta, nazionale e locale, nonché di conoscere quanto incide ogni riforma o ogni modifica di tasse o imposte, sia nazionali, che regionali, che comunali, sul suo complessivo carico fiscale. Se lo Stato comunicasse ad ognuno di noi annualmente, ed ad ogni modifica normativa o
impositiva, detto Taeg, si andrebbe verso un sistema di trasparenza mai visto prima, che faciliterebbe non poco un reciproco rapporto di fiducia con i contribuenti. Auspico si vada verso questa direzione.

Antonfrancesco Venturini

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