Toni, Lui ha girato il mondo in lungo in largo, e non proprio con la tranquillità del turista svagato o del passeggiante spensierato.
Lui ha visto cose che nessuno di noi – probabilmente – avrebbe avuto la forza di osservare, e ha raccontato fatti che andavano ben oltre al semplice resoconto di cronaca, per arrivare al cuore e alla mente di quelle persone che, in quei fatti, erano spesso solo vittime incolpevoli.
Quel Lui è Toni Capuozzo, inviato sui fronti della violenza e della paura, che però è riuscito a mantenere la serenità di un uomo di pace e, soprattutto, lo sguardo incantato del bambino sereno.
È questo che emerge dalla lettura del suo diario “Piccole patrie”, un resoconto affettivo e partecipe di molte tappe del suo sviluppo cronologico e professionale.
Già il titolo la dice lunga sul pensiero e l’attitudine mentale di Capuozzo.
In un mondo dove si glorifica la globalizzazione e il nomadismo, ben espresso nei versi di Vecchioni “E contro il niente adesso parte / ogni mezz’ora un volo charter / itinerario di gran moda”, e mentre dal campo progressista proseguono gli assalti al patriarcato come sinonimo di feroce dominazione sessuale e di prevaricazione educativa, Toni ritorna alle radici e al padre.
Ritorna alle radici con “il senso della comunità, gli accenti, i ricordi comuni”, e al padre nel ricordo della stilografica Pelikan per il suo quattordicesimo compleanno: “Al futuro giornalista, il papà, con tanti affettuosi auguri, offre il ferro del mestiere”.
Questa è l’atmosfera che permea la sua autobiografica narrazione.
E il sentimento che si prova – che io ho provato – nella lettura è sempre e comunque di affettività, di partecipazione emotiva, di interessamento umano alle persone e alle vicende riportate.
Dalle osterie alle feste di paese, dalle cronache nere alle vicende terroristiche, dalle interviste “ai grandi, ai protagonisti” per le quali dice di non essere portato all’ascolto delle vite comuni, quelle che Toni titola come “persone qualunque”: mai una sbavatura di smanceria, né un distacco investigativo, ma sempre una consonanza nell’attenzione attiva e partecipe.
Il suo diario è un puzzle di personaggi e fatti, di curiosità e di sensazioni, di emozioni e di affreschi di umanità, di momenti importanti e di angoli di intimità.
Uomo di madre triestina, di padre napoletano e di nascita friulana. Un viaggiatore che ha portato con sé le sue radici, e quindi sentendosi “a casa in tante parti del mondo, da Roma a Sarajevo, dall’America Latina al Golfo. Le Piccole Patrie del suo percorso di vita.