Almeno ventisette migranti sono morti in un tragico naufragio nel canale della Manica lo scorso novembre. Il governo francese ha subito annunciato la convocazione di un incontro tra i ministri dell’Interno di Belgio, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito, di concerto con la Commissione europea, per valutare, in modo congiunto, come rafforzare il controllo migratorio, si sono prese misure pressochè immediate anche a livello europeo, il governo di Parigi ha tuonato che il problema dei migranti sulle coste settentrionali della Francia non è di propria esclusiva competenza e coinvolge persone che sono giunte da altri Paesi dello spazio Schengen, i media si stracciano le vesti, insomma un vero caso internazionale.
Certamente si è trattato di una tragedia e degna di grande rispetto è ogni singola vita strappata dal mare, ma ciò che avviene nel canale è veramente poca cosa in confronto a quanto accade nel mediterraneo, dove si sono contate 1559 vittime nei primi undici mesi del 2021, in costante aumento rispetto alle 1448 del 2020, ma su ciò appare ci sia più indifferenza, come se ormai fosse un’abitudine.
Esempio evidente di un’Europa a due velocità.
Anche nell’ultimo Consiglio Europeo di dicembre poco è stato fatto e la controversa riforma del Regolamento di Dublino, sull’ormai noto principio della responsabilità unica del Paese di primo arrivo, rimane al palo, anzi le ultime iniziative di Macron sembra portino nella direzione opposta.
Come sappiamo in primavera si terranno le elezioni presidenziali in Francia ed il giovane leader d’oltralpe si gioca molto sul tema dell’immigrazione, contro le agguerrite destre, tema molto sentito nel Paese.
E’ del tutto legittimo il dubbio che ci sia lo zampino proprio di Marcon nel progetto di riforma del Trattato di Schengen illustrato dal vice presidente della Commissione Europea Margaritis Schinas, a poche settimane dalla presidenza di turno francese che inizierà il primo gennaio prossimo e sarà a cavallo proprio delle elezioni presidenziali.
La Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ha tuonato: “La Commissione Von der Leyen propone una riforma di Schengen scritta sotto dettatura di Emmanuel Macron, prossimo presidente di turno della Ue e in campagna elettorale per la sua conferma all’Eliseo. La modifica prevede il ripristino dei controlli di frontiera per fermare i cosiddetti ‘movimenti secondari’ di migranti illegali all’interno della Ue e consente persino di escludere da Schengen quegli Stati che non trattengono i propri immigrati irregolari sul loro territorio. La Ue, su diktat del ‘campione dell’europeismo’ Macron, minaccia di buttare fuori da Schengen quegli Stati, Italia in testa, che non si terranno tutti i clandestini che fanno sbarcare illegalmente sulle proprie coste. Un rischio prevedibile che Fratelli d’Italia denuncia da anni ma che finora è rimasto inascoltato. Rivolgiamo un appello al premier Draghi: fermi la follia immigrazionista del Pd e della sinistra italiana e impedisca che l’Italia sia buttata fuori dall’area Schengen e diventi ufficialmente il campo profughi d’Europa”.
Il tema è effettivamente scottante, soprattutto dopo il così detto Trattato del Quirinale, che suggellerebbe ancor di più i legami tra Italia e Francia, il che sarebbe certo un bene, ma dei dubbi di merito e di metodo vengono. Confido che i rapporti tra le due grandi nazioni siano sempre di lealtà e di amicizia, ma confido altresì che il Governo e Mario Draghi, in primis, vigilino con scrupolo sui nostri interessi nazionali, onde evitare che una sacrosanta amicizia non sia a senso unico e non ci si senta in imbarazzo a votare contro la ipotizzata modifica di Schengen solo per non sembrare sgarbati nei confronti di Macron nel corso del suo semestre di presidenza ed a pochi mesi dalla firma del Trattato.