Riforma della giustizia, non solo pandemia ed elezione del Presidente

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centrodestra draghi - calenda

Riforma della giustizia – In un momento storico dove le uniche questioni che sono oggetto di attenzione appaiono la pandemia e l’elezione del Presidente della Repubblica Fratelli d’Italia ha voluto, un po’ fuori dal coro, porre l’accento su di un tema estremamente importante per l’economia del nostro Paese e per la sicurezza dei cittadini quale quello della giustizia.

I Gruppi parlamentari hanno promosso un incontro, tenutosi nella sala Zucchi del Senato, proprio per fare il punto sulla tanto decantata riforma Cartabia e sullo stato della giustizia in Italia.

Se ne è discusso con chi ogni giorno calca i corridoi dei tribunali, gli avvocati, rappresentati da due importantissime associazioni come l’Unione delle Camere Penali Italiane, con il proprio presidente avv. Giandomenico Caiazza, e l’Unione Nazionale Camere Civili, con il proprio presidente avv. Antonio de Notaristefani di Vastogirardi, ma non solo, infatti molto apprezzato è stato anche l’intervento del dott. Raimondo Orrù, presidente della Federazione Magistrati Onorari di Tribunale, categoria fondamentale per il funzionamento della macchina giustizia, ma da sempre decisamente bistrattata, tanto che ha, di recente, proclamato cinque giorni di astensione, dal 31 gennaio al 4 febbraio, in segno di protesta per la persistente inerzia del Governo in ordine alle sue più che condivisibili richieste, e che FdI tiene in grande
considerazione.

Numerosi sono stati altri ospiti magistrati e giornalisti, sono intervenuti, altresì, i Capi Gruppo di Camera e Senato, on. Francesco Lollobrigida e sen. Luca Ciriani, nonché i parlamentari delle rispettive commissioni, on. Carolina Varchi, on. Ciro Maschio e sen. Alberto Balboni, il tutto coordinato dall’avv. Sara Kelany dell’Ufficio Studi FdI.
Corali sono state le critiche ai provvedimenti adottati con la c.d. riforma Cartabia, che, pur avendo
alcuni punti condivisibili, nel suo complesso non appare abbia dato soluzioni convincenti ai punti nodali per
una giustizia più equa e, soprattutto, più celere.

L’importanza di una riforma organica che faccia veramente funzionare il servizio è indubitabile, è stato calcolato, tanto per fare un esempio, che una riduzione della metà dei tempi nella definizione delle cause civili comporterebbe una crescita della dimensione media delle imprese manifatturiere del nostro Paese del 10% e che una riduzione dei tempi del 40% delle procedure fallimentari comporterebbe una crescita complessiva dell’economia fino ad un 2%, e sono numeri.

I provvedimenti di riforma adottati non hanno toccato minimamente lo scottante e fondamentale tema della separazione delle carriere, così come non ha risolto quella, veramente incomprensibile, commistione tra potere esecutivo e potere giudiziario costituita dalle centinaia di magistrati distaccati nei ministeri, anche in ruoli apicali che ritenere meramente tecnici e non politici sarebbe un’ipocrisia.

Gli interventi in materia penale hanno subito la pressione ideologica del M5S percependosi chiaramente che la maggiore preoccupazione era sul tema della prescrizione, risolto malamente, per non mandare del tutto al macero la riforma Bonafede, con una commistione tra diritto sostanziale e processuale, prevedendo una forma di improcedibilità nelle impugnazioni. Non mi addentro in considerazioni tecniche che sarebbero lunghe per essere esaustive, ma tale commistione appare una vera aberrazione giuridica e non risolve in alcun modo il problema delle lungaggini.

In materia civile si è puntato molto sulle c.d. ADR, cioè sulle modalità alternative di risoluzione delle liti, ed, in particolare, sulla mediazione. Chi, come me, è in prima linea e si trova a trattare, come avvocato,
da una parte con il cliente e dall’altra con l’amministrazione della giustizia è ben lieto di promuovere una
soluzione conciliativa, ma la realtà è ben diversa, considerato che le mediazioni hanno una percentuale di
successo intorno al 10%, per cui lo strumento appare scarsamente efficace, mentre una consistente percentuale di giudizi in primo grado non arrivano a sentenza, evidentemente per il buon lavoro dei legali che hanno trovato tra loro, in corso di causa, una soluzione transattiva. Appare evidente, quindi, che si dovrebbero più stimolare queste trattative senza l’intervento di un soggetto esterno, così come si dovrebbe favorire la scelta di procedimenti arbitrali, decisamente più celeri dell’ordinaria giustizia e risolutivi delle controversie, l’unico neo è il costo che, di solito, è piuttosto elevato.
Altro strumento deflattivo, decisamente semplice da attuare, sarebbe quello di conferire agli avvocati il potere di emettere decreti ingiuntivi e convalide di sfratto, i giudici così, sollevati da tali semplici e pressochè meccanici incombenti, si potrebbero dedicare di più ai procedimenti ordinari.

Desta serie perplessità, poi, la previsione di un rafforzamento dell’Ufficio per il Processo con 16.000 nuove assunzioni a tempo determinato prevalentemente di laureati che avrebbero il compito di coadiuvare il giudice nelle attività preparatorie del giudizio e necessarie alla redazione dei provvedimenti. Infatti oltre a creare un nuovo precariato, nella pratica vi potrebbe essere il pericolo che, in effetti, siano detti soggetti a decidere sostanzialmente e, visto che non avranno la stessa preparazione ed esperienza del magistrato titolare, si rischia un abbassamento di livello della qualità delle sentenze.

Forse i 2,3 miliardi del PNRR, a cui si sono aggiunti 1,10 miliardi della legge di bilancio, potevano essere spesi meglio ad esempio per stabilizzare con stipendi più congrui i magistrati onorari (sono stati previsti degli interventi, ma decisamente insoddisfacenti) e potenziare la magistratura ordinaria, ma, al momento, la decisione è stata diversa e non possiamo che prenderne atto, attendendo che una diversa e meno variegata composizione governativa prenda decisioni maggiormente incisive e coerenti rispetto alle indicazioni delle categorie che operano quotidianamente nel settore.

Di Antonfrancesco Venturini

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