Il ruolo fondamentale del Marocco nel contrastare Daesh – Il 20 gennaio scorso, lo Stato islamico in Siria e Iraq ha lanciato un attacco a sorpresa alla prigione di al-Sina’a ad Al-Hasakah, una città nell’estremo nord-est della Siria: l’obiettivo era quello di liberare circa 3.500 dei loro militanti detenuti lì dalle Forze di difesa siriane. La mossa ha mostrato al mondo che l’organizzazione terroristica si sentiva abbastanza forte da riprendere la sua offensiva ed era ancora una forza da non sottovalutare. Il giorno di Pasqua il portavoce dello Stato islamico Abu Omar al Muhajjir ha inviato un messaggio audio ordinando la ripresa degli attacchi in Europa, sfruttando le “opportunità disponibili dei crociati che si combattono tra loro”, con riferimento alla guerra in Ucraina che vede coinvolti Russia, Ucraina, Stati Uniti e i Paesi europei. Nel tradito Afghanistan l’ISIS-Khorasan, il braccio afghano dell’autoproclamato Califfato, compie attentati quasi ogni settimana da quando gli Stati Uniti e alleati si sono ritirati, mentre pochi giorni fa il Pentagono rendeva noto che “la filiale del gruppo dello Stato Islamico in Afghanistan probabilmente svilupperà la capacità di prendere di mira la patria degli Stati Uniti entro i prossimi 12-18 mesi, afferma un rapportodel Pentagono”. Il Myanmar ha registrato il più grande aumento del terrorismo con morti in aumento di 20 volte a 521 morti nel 2021. Mentre secondo i recenti dati del Global Terrorism Index (GTI), l’Africa subsahariana ha rappresentato il 48% delle morti per terrorismo globale nel 2021, e qui i jihadisti affiliati all’ISIS stanno utilizzando tecnologie più avanzate tra cui droni, sistemi GPS e servizi di messaggistica crittografati. I decessi per terrorismo in Burkina Faso, Mali e Niger sono aumentati di un quarto lo scorso anno a 2.493. “Il Continente africano è diventato il principale bersaglio del terrorismo”, aveva dichiarato lo scorso 11 maggio il ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, a margine della conferenza The Global Coalition against Daesh, la coalizione di 84 Paesi guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico che si è svolta Marrakech (Marocco). Bourita ha aggiunto: “Il terrorismo è costato all’Africa 171 miliardi di dollari, 27 entità terroristiche con sede in Africa sono registrate nell’elenco delle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.
Abbiamo chiesto a Stefano Piazza, giornalista, scrittore, esperto di terrorismo e, insieme a Luciano Tirinnanzi, autore del libro I semi del male. Da Al Qaeda a ISIS la stirpe del terrorismo (Paesi Edizioni) perché è importante l’incontro di Marrakech:
“É stato molto importante per due ragioni: la prima è il riconoscimento dell’importanza del Marocco nella strategia globale di contrasto al terrorismo e al fondamentalismo violento che le autorità marocchine combattono con un approccio multidimensionale. Poi durante le discussioni è emersa l’emergenza terrorismo in Africa in tutta la sua drammatica realtà. Qui il Marocco può dare un grande contributo nel contrasto al fenomeno ma ovviamente non può farlo da solo”.
Perché è fondamentale ruolo del Marocco nella lotta al terrorismo?
“Dal Marocco nel corso degli anni sono partiti per il ‘Siraq’ più di 1.500 combattenti che fanno si che il Paese ha il poco invidiabile primato di maggiore esportatore di foreign fighters tuttavia, le autorità marocchine dopo un periodo di scarsa comprensione del fenomeno, hanno reagito dotandosi di strumenti innovativi e di ferrea volontà nel stroncare il fenomeno. Basti pensare che solo nel 2022 sono state smantellate 2.000 cellule terroristiche ed eseguiti oltre 3.500 arresti. I servizi segreti marocchini e la polizia sono tra i migliore dell’intera area e sono stati lodati dall’FBI e da altre agenzie per la loro capacità di azione di contrasto. Altro aspetto da non sottovalutare è che l’attività di intelligence marocchina ha consentito di sventare diversi attentati in Europa e persino negli Stati Uniti. Un fatto non certo secondario”.
Di Costantino Pistilli