Il Cavaliere scatenato – Chi si aspettava in tempo di trattative per il nuovo governo di centro-destra, finalmente dopo molti anni il primo ad essere diretta espressione della volontà popolare, il protagonismo di Matteo Salvini ed un comportamento composto e discreto di Silvio Berlusconi è stato seccamente smentito dai fatti.
Tutti abbiamo sentito le registrazioni delle dichiarazioni del Cavaliere pro Putin, che sembrano diano adito a poca fantasia nella loro interpretazione, il tema è capire perché le ha fatte.
Escluderei totalmente la demenza senile, spiegazione troppo semplicistica e ritengo ben lontana dalla realtà, anche in considerazione dello spessore della persona, non resta, quindi, la strada di una precisa
scelta, scelta, però, pericolosa che rischia di minare non solo la formazione del governo, ma la sua stessa vita futura.
La spiegazione più plausibile, lasciando da parte teorie complottistiche di giochi trasversali che non voglio neppure ipotizzare, è di certo quella che queste uscite facciano parte di una più ampia strategia volta a far
valere quel patrimonio di voti, pari a quello della Lega, che, per il perverso meccanismo della legge elettorale, gli ha fruttato molti meno parlamentari del partito di via Bellerio, voti che, parliamoci chiaro,
sono stati dati a lui dai cittadini che hanno scelto di barrare il simbolo di Forza Italia sulla scheda.
D’altra parte fare la figura del gregario per il Cavaliere è comprensibilmente difficile, ma anche prendere le parti, sia pur in “quasi” privato, di Putin, peraltro raccontando una storia parziale, mi sembra meno
condivisibile. Nella sua narrazione, infatti, si è omesso completamente il riferimento alle proteste di piazza Majdan, che hanno avuto come epilogo la defenestrazione del presidente Janukovyč, molto vicino alla
Russia, ed hanno portato a libere elezioni e, da ultimo, alla salita al potere di Zelensky, che il popolo ucraino ha scelto senza alcuna possibilità di dubbio. Insomma confondere le carte tra aggredito ed aggressore non era certamente opportuno, qualunque fosse la finalità.
In grande imbarazzo, ovviamente, Antonio Tajani il quale alla, di poco, successiva riunione del PPE a Bruxelles si è affrettato a dichiarare: “Sono qui per confermare ancora una volta le posizioni del leader del
mio partito, di Forza Italia e mia personale, a favore della Nato, delle relazioni transatlantiche e dell’Europa e contro l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. Tale posizione dovrà essere
assolutamente confermata anche in occasione della prossima Political Assembly del PPE calendarizzata per il prossimo novembre a Lisbona.
Giorgia Meloni, con la coerenza ed il coraggio che, ormai, sono riconosciuti da tutti, ha, senza lasciare alcuno spazio all’interpretazione, affermato «Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara. Intendo
guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo».
Certo parlare di reciproci doni importati ed esportati dalla e per la Russia in tempo di sanzioni, mi sembra quanto meno azzardato. Ma il Cavaliere, si sa, non finirà mai di stupirci e, per quanto lo conosco,
difficilmente potrò mai credere che quanto lui faccia non sia pianificato e pieno di significato.
Confido che verranno lasciati da parte personalismi e protagonismi di qualsiasi tipo, da parte di chicchessia, e si vada a testa bassa a lavorare per risollevare questo Paese per far diventare realtà quanto auspicato
dalla Presidente del Consiglio in pectore : «L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e
difenderà così i suoi interessi».