Governo etico e rapporti con le religioni, una delega ad hoc – Il Governo Meloni, come prevedibile, ha ottenuto la fiducia delle Camere senza sforzi o colpi di scena, sui quali qualche timore si poteva anche avere viste le dichiarazioni “rubate” di Berlusconi degli ultimi giorni.
Ma tutto è filato liscio e secondo il copione, con interventi delle opposizioni M5S e PD decisamente modesti, dai quali è trasparso un certo rancore ed incentrati su temi veramente incomprensibili come l’uscita della deputata Serracchiani, del tutto fuori luogo, che ha sostanzialmente accusato la maggioranza di maschilismo, argomento talmente pretestuoso che è bastata la scontata frase di Giorgia Meloni “Le sembra che io stia un passo indietro agli uomini?” per asfaltarlo completamente, o come l’ormai trita e ritrita posizione, forse ritenuta femminista, dell’on. Boldrini che ha suggerito di aggiungere anche le sorelle d’Italia al nome del partito del premier.
Di fronte a tale insussistenza è svettato l’intervento di Renzi, tutto politico e privo di pregiudizi, il quale ha attaccato senza mezzi termini più i suoi ex compagni di partito del PD che la maggioranza, dando aperture tutt’altro che da sottovalutare per il futuro.
La strada tracciata da Giorgia Meloni è estremamente chiara, identitaria e fondata sul valore e la centralità della persona, sulla sua libertà, anche passando per il tanto contestato aumento del tetto del contante, che altro non è se non un’ulteriore affermazione del rifiuto di qualsiasi imposizione al cittadino che non sia strettamente necessaria, altro che fascismo.
Insomma una strada che traccia un percorso tutto fondato sulla coerenza e sull’etica, che abbracci la persona a tutto tondo e l’accompagni per la piena realizzazione di sé.
In questo quadro sarebbe quanto mai opportuno ipotizzare una figura ad hoc nella compagine o nella struttura governativa che si occupi specificatamente di un lato fondamentale dell’individuo la religiosità, lasciata per troppo tempo ai margini e considerata solamente un aspetto interiore.
Certo la nostra non è e non deve essere una Repubblica confessionale e la libertà religiosa, compresa quella di essere atei, è un pilastro granitico ed imprescindibile, ma al contrario non deve essere neppure una dittatura dell’ateismo, dove questo sia considerato la vera religione di Stato.
Così come, pur essendo la religione cattolica quella in assoluto preponderante del nostro Paese e di certo è quella in cui fermamente credo, ognuno deve essere libero di professare la fedeche ritenga.
Una figura, quindi, espressamente delegata ai rapporti con le Confessioni religiose, a quanto mi risulta mai istituita da precedenti Governi, darebbe all’attuale uno spessore ancora più autorevole e dimostrerebbe un’attenzione alle radici culturali dei cittadini, nelle quali per moltissimi vi è l’aspetto religioso, attenzione che dovrebbe essere naturale per una maggioranza conservatrice.
Mi auguro che questo suggerimento possa trovare attuazione concreta.
Di Antonfrancesco Venturini