Terrorismo e instabilità globale: un allarme che non possiamo ignorare

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L’attentato di Sydney dimostra con drammatica evidenza che il terrorismo jihadista non è finito. Lo Stato Islamico, pur sconfitto territorialmente, continua la sua attività radicale: cellule e lupi solitari si annidano soprattutto in Europa, supportati da finanziamenti provenienti da Paesi che si dichiarano amici dell’Occidente.

L’antisemitismo e la violenza ideologica sono veicoli privilegiati di questo odio globale. Eventi come quello di Bondi Beach trasformano conflitti lontani in tragedie locali, colpendo civili, comunità religiose e simboli di convivenza.

La situazione nel Nord Africa e in Medio Oriente rimane altrettanto critica. Instabilità politica, governi fragili e conflitti irrisolti creano un terreno fertile per radicalizzazione e migrazioni forzate, con ripercussioni che superano i confini regionali.

Le società aperte e democratiche dell’Occidente, dall’Australia all’Europa, si trovano così sotto minaccia interna ed esterna. La sicurezza globale non può più essere trattata come un fatto locale: serve una strategia internazionale che combatta ideologie di odio, finanziamenti illeciti e reti terroristiche, senza sacrificare i valori democratici.

Ignorare questi segnali significa esporsi a nuove, tragiche conseguenze. Bondi Beach è un monito per il mondo intero: la minaccia è reale, globale e urgente.

Souad Sbai

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