Di Fabrizio Santori – Sono trascorsi 20 anni dal terribile attentato che ha sconvolto l’America e cambiato in modo definitivo la nostra percezione di sicurezza. Quel giorno ha cambiato la storia, ha scritto una pagina nuova, nel nuovo millennio appena iniziato.
Era l’11 settembre del 2001 quando tutti vedemmo le immagini degli aerei che colpirono le Torri Gemelle e il Pentagono, immagini che ancora oggi sono vive nella nostra memoria come se fosse successo ieri.
Sento ancora i brividi percorrermi il corpo quando rivedo le scene di panico, la gente che scappa urlando e piangendo, chi disperato si butta dalle finestre cercando scampo dalle fiamme che divorano i grattacieli. Feriti, morti, palazzi che collassano su loro stessi come fossero di cartapesta.
Impossibile dimenticare il suono ininterrotto delle sirene dei camion dei pompieri e delle ambulanze che cercano disperatamente di salvare più persone possibili.
Le colonne di fuoco e la coltre di fumo nera che copre tutta New York. Sembra davvero di sentire ancora l’odore di bruciato di quell’incendio che ha richiesto giorni per essere domato.
La conta finale dei morti segnò numeri da ecatombe: 2996 vittime. Donne, uomini, bambini, di ogni etnia, di ogni credo. Letteralmente una strage di innocenti.
Il mondo rimase attonito e profondamente scosso, con un carico di domande, molte delle quali, ancora oggi, non hanno trovato risposta.
Siamo davvero al sicuro? Come è stato possibile mettere in atto un attentato del genere nel cuore dell’America, colpendo quei simboli, i più conosciuti al mondo?
Penso alle famiglie distrutte, ai bambini rimasti orfani, ai tanti sogni e sorrisi spenti da muri crollati e fiamme indomabili, e la mente corre, come fosse un collegamento naturale, a quello che sta succedendo in Afghanistan.
Il ritorno dei talebani segnerà un nuovo periodo di attentati e terrore?
Non credo sia possibile trattare con gente che non riconosce i diritti fondamentali delle persone, dove il fanatismo religioso prevale sulla democrazia, che non riconosce l’uguaglianza tra uomo e donna, che limita la libertà di pensiero, di espressione, che punisce e brutalizza, che reprime il dissenso, che minaccia.
La situazione, malgrado le rassicurazioni del nuovo regime, mi appare alquanto critica. Non penso possa risolversi con una “stretta di mano” come auspica qualcuno.
Mi auguro di non dover più assistere a un nuovo 11 settembre, e che il mondo occidentale si mobiliti, compatto, affinché nessun fanatismo trovi spazio e terreno fertile per insinuarsi, minare i nostri valori di libertà e democrazia, minacciando la nostra sicurezza e la libertà di cui siamo fieri.
Fabrizio Santori è Dirigente regionale della Lega Salvini e candidato al consiglio comunale di Roma Capitale.