Il Marocco ha avviato i preparativi per l’esercitazione militare congiunta “African Lion”, prevista per il mese di giugno prossimo, che verrà condotta sotto la guida del Comando africano degli Stati Uniti (AFRICOM) e delle Forze Armate reali marocchine.
La prossima esercitazione “African Lion”, in programma dal 7 al 18 giugno, coinvolgerà truppe provenienti da altri Paesi africani e non, tra cui Tunisia e Senegal, per un totale di circa 8.000 soldati. L’obiettivo è rafforzare le capacità militari per contrastare le organizzazioni estremiste, preservare la pace e la sicurezza e far fronte alle minacce transfrontaliere. È dal 2002 che le forze statunitensi e marocchine, ogni anno, organizzano tale esercitazione, congiuntamente ai propri partner internazionali. L’ultima edizione, African Lion 20, era stata programmata tra il 23 marzo e il 3 aprile 2020 e si sarebbe dovuta svolgere tra Marocco, Tunisia, Senegal e Spagna, ma è stata successivamente cancellata a causa della pandemia di Covid-19. La prossima esercitazione, invece, coinvolgerà i territori del Sahara marocchino, tra cui al-Mahbas, Dakhla e Tan Tan.
Come specificato dal quotidiano al-Arab, African Lion si colloca nel quadro del perdurante rafforzamento del partenariato a livello militare di Rabat e Washington, che ha ricevuto un notevole impulso con l’accordo siglato il 2 ottobre 2020, nel corso di una visita dell’allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Mark Esper, in Marocco, durante la quale ha incontrato il ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita. Il piano concordato ha una durata decennale, ovvero dal 2020 al 2030 e consentirà ai due firmatari di migliorare i legami di cooperazione e la “interoperabilità” tra i due partner in ambito militare e in materia di difesa.
In tale quadro si collocano le dichiarazioni del vice-comandante in capo dell’esercito degli Stati Uniti in Europa e Africa, il maggiore generale Andrew Rolling, e del vice comandante di SETAF-Africa, Mark Jackson, i quali hanno entrambi messo in luce la rilevanza delle esercitazioni militari congiunte, volte non solo a migliorare i livelli di prontezza delle forze da dispiegare, addestrandole a più livelli, ma altresì a rafforzare le già solide basi dell’asse USA-Marocco. African Lion, è stato poi precisato, rappresenta una delle maggiori esercitazioni militari in Africa e include operazioni “multi-dominio” anche aeree e marittime, nonché azioni umanitarie.
Secondo un analista politico consultato da al-Arab, African Lion è indice del legame, definito strategico, tra gli Stati Uniti e il Regno marocchino. Washington è consapevole della posizione geografica del Marocco, ritenuto essere una porta verso il Sahara, oltre che della sua forza militare, il che le consentirebbe di portare avanti le proprie strategie in Africa a livello politico, economico e di sicurezza. Tuttavia, il riavvicinamento e la cooperazione militare, a detta dell’analista, non sono stati ben visti da alcuni “concorrenti militari” della regione, né tantomeno del Fronte Polisario, movimento attivo nella contesa regione del Sahara Occidentale.
Come riferito in un rapporto relativo al 2020, pubblicato dall’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI) a marzo 2021, gli Stati Uniti hanno fornito il 90% delle importazioni di armi del Marocco, nonostante nel Regno si sia verificata una diminuzione del 60% degli armamenti importati tra il 2016-20, rispetto al periodo 2011-2015. Inoltre, stando a quanto specificato dal rapporto, alla fine del 2020 alcune consegne di armi di grandi dimensioni sono rimaste in sospeso. Tra queste quelle relative a 24 aerei e 24 elicotteri da combattimento.
A tal proposito, negli ultimi mesi della precedente amministrazione USA, fonti statunitensi avevano parlato di un accordo dal valore di circa un miliardo di dollari per l’acquisto, da parte del Marocco, di quattro droni MQ-9B SeaGuardian, prodotti dalla compagnia privata General Atomics, oltre a munizioni guidate ad alta precisione Hellfire, Paveway e JDAM, fabbricate da Lockheed Martin, Raytheon e Boeing. I droni MQ-9B hanno un raggio pari a circa 11.100 km e sono in grado di monitorare ampie aree sia desertiche sia marittime, oltre ad essere progettati per operare all’interno dello spazio aereo civile.