Un gruppo di deputati estromessi dal partito di Aung San Suu Kyi ha raccolto decine di migliaia di prove di violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito dopo il golpe in Birmania. Le prove raccolte verranno trasmesse agli investigatori delle Nazioni Unite.
Quasi 600 civili tra cui bambini e adolescenti, sono stati uccisi dal colpo di stato del 1 ° febbraio. Il bilancio potrebbe essere più pesante, circa 2.700 persone sono state arrestate. Molti degli arrestati non hanno più contatti con i loro parenti o con un avvocato ed altri sono scomparsi.
Un dei gruppi di resistenza chiamato CRPH (Comitato per rappresentare il Pyidaungsu Hluttaw, organo legislativo birmano), ha riferito di esecuzioni extragiudiziali, torture, detenzioni illegali, raccogliendo più di 180.000 articoli che mostrano violazioni su larga scala dei diritti umani da parte dei militari.
Il CRPH, che rivendica il diritto di parlare a nome del paese, ha detto che i suoi avvocati si incontreranno il prossimo mercoledì con gli investigatori delle Nazioni Unite per discutere le presunte atrocità spiegando che: “Lo scopo di questo incontro è discutere le modalità di dialogo” tra il CRPH e il meccanismo di indagine indipendente delle Nazioni Unite sulla Birmania.
Già a metà marzo Thomas Andrews, il principale esperto indipendente commissionato dalle Nazioni Unite, aveva già denunciato probabili “crimini contro l’umanità”. Nonostante le violenze, la mobilitazione pro-democrazia non si indebolisce, con decine di migliaia di lavoratori in sciopero e interi settori dell’economia paralizzati.
A Mandalay, la seconda città del Paese, mercoledì gli scioperanti sono scesi in piazza, alcuni salutando con tre dita, segno di resistenza, secondo le immagini pubblicate sui social network. L’accesso a Internet resta bloccato per la maggioranza della popolazione, la giunta ha ordinato la sospensione dei dati mobili e delle connessioni wireless.
Un centinaio di personalità tra cantanti, modelli, giornalisti sono presi di mira con mandati di arresto, accusati di aver diffuso informazioni suscettibili per provocare ammutinamenti nelle forze armate.
Redazione