La lotta delle donne contro il velo obbligatorio non si ferma in Iran.
Amnesty International è tornata a lanciare in questi giorni un appello per il rilascio di Yasaman Aryani, una ragazza che l’8 marzo del 2019, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, aveva regalato fiori su un tram a Teheran contro l’obbligo per le donne di coprirsi il capo e poi aveva postato il video su Twitter. Appariva col rossetto e soprattutto “svelata” insieme ad altre attiviste, sua madre Monireh Arabshahi e una loro amica, Moigan Keshavarz.
In realtà non erano contro la libertà di scelta di portare il velo. Alle donne (ovviamente in Iran ci sono scompartimenti sui mezzi pubblici solo per loro secondo la segregazione dei sessi) che avevano dato gli omaggi floreali, la giovane aveva detto sorridente: “Spero di camminare fianco a fianco per strada un giorno io senza l’hijab, tu con l’hijab”. Questo, tuttavia, non è stato sufficiente.
Il 10 aprile 2019, il giorno dopo aver postato il video su Twitter, Yasaman, 24 anni, è stata arrestata con la madre e successivamente condannata a 16 anni di carcere, poi ridotti a 9. Il 25 aprile è stata arrestata l’amica Moigan. In tutto erano state condanne a 55 anni e sei mesi.
Le accuse sono quelle, ridicole, di aver diffuso la corruzione, aver fatto propaganda contro lo Stato (il regime) ed essersi associate per aver “agito contro la sicurezza nazionale”. L’accusa più pesante, nei confronti di Moigan, è stata quella di “blasfemia”.
A condannarle senza avvocati, secondo Human Rights Activists News Agency (HRANA), è stato Mohammad Moqisseh, lo stesso che ha condannato per aver violato la legge sul velo obbligatorio e a vivere una vera e propria odissea umana e giudiziaria l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh a 33 anni di carcere e a 148 frustate.
Sono molte le donne finite in prigione per il velo obbligatorio, soprattutto negli ultimi anni. Il 24 aprile di due anni fa è stata arrestata una parrucchiera del nord dell’Iran che aveva pubblicizzato il suo negozio facendosi fotografare con un’altra donna e aveva pubblicato lo scatto sul web.
“Verrà il giorno in cui le donne non saranno costrette a lottare”, aveva detto nel filmato la madre della ragazza. Se Dio vuole. Inshallah.
Di Alessandra Boga