Cairo – Fra gli imputati alla sbarra anche l’attuale leader del movimento Mohamed Badie. Sono colpevoli dell’uccisione di poliziotti e di aver organizzato evasioni di massa. Avrebbero cospirato anche con gruppi militanti stranieri, fra cui Hamas ed Hezbollah. Tutte le sentenze sono definitive.
La Corte di appello di grado più elevato in Egitto ha confermato ieri la sentenza di condanna all’ergastolo per 10 leader dei Fratelli musulmani, oggi al bando nel Paese dei faraoni. È quanto riferisce l’agenzia ufficiale di Stato Mena, secondo cui fra le persone che dovranno scontare il carcere a vita vi è anche l’attuale capo di un movimento che, agli inizi del decennio scorso, era alla guida della nazione con il presidente Mohamed Morsi.
Nel 2019 un tribunale penale del Cairo ha dichiarato tutti e dieci gli imputati, inclusa la guida suprema del gruppo Mohamed Badie, colpevoli di accuse relative all’uccisione di poliziotti e all’organizzazione di evasioni di massa durante la rivolta egiziana del 2011. Una imponente manifestazione di piazza culminata con la cacciata dell’autocrate di lungo corso Hosni Mubarak e l’ascesa al potere della fratellanza.
Secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale, gli imputati sono stati condannati per aver preso parte attiva nella fuga di circa 20mila prigionieri e di aver minato la sicurezza nazionale cospirando con gruppi militanti stranieri: fra questi, i palestinesi di Hamas e gli Hezbollah libanesi. Al tempo stesso la Corte di cassazione ha assolto altri otto leader di medio livello appartenenti alla più antica organizzazione islamista della nazione, condannati in primo grado a 15 anni di prigione.
Tutte le sentenze emesse dalla Corte di appello sono definitive. Quelli comminati ieri sono solo l’ultimo di una lunga serie di ergastoli per i leader dei Fratelli musulmani, finiti a più riprese a processo dopo la repressione del gruppo nel 2013 e la cacciata di Morsi, che viene considerato il primo presidente eletto in seguito a voto “democratico”. Egli era uno dei dirigenti del movimento, ma il suo governo durato circa un anno si è rivelato divisivo e ha provocato proteste su scala nazionale.
Decine di migliaia di egiziani sono stati arrestati dal 2013, molti altri sono fuggiti dal Paese. Il mese scorso, la Corte di cassazione ha confermato la condanna a morte di 12 persone coinvolte in una protesta del 2013 da parte di islamisti, tra cui diversi alti leader dei Fratelli musulmani. Il presidente Abdel-Fattah al-Sisi ha guidato l’esercito nel 2013 in un colpo di Stato militare che ha portato alla rimozione di Morsi, fra le proteste dei sostenitori del suo governo. L’attuale capo dello Stato è stato eletto una prima volta nel 2014 e scelto per un secondo mandato nel 2018.
I procedimenti giudiziari e le condanne a morte hanno attirato critiche feroci da parte di movimenti pro diritti umani in patria e all’estero, che li definiscono una presa in giro della giustizia.