Volevano rapire la dissidente Masih Alinejad: arrestate 4 spie iraniane

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Masih - spie washington

Masih Alinejad LA GIORNALISTA È DA ANNI RESIDENTE A NEW YORK

Volevano rapire Masih Alinejad. Sono quattro i cittadini iraniani legati all’intelligence di Teheran destinatari di un mandato di arresto emanato dal Dipartimento della Giustizia Usa per l’accusa di avere pianificato il sequestro della giornalista dissidente Masih Alinejad, 44enne, da anni residente a New York.

Masih Alinejad

Secondo l’accusa sostenuta dal procuratore statunitense di Manhattan, Alireza Shavaroghi Farahani, a.k.a. Vezerat Salimi a.k.a. Haj Ali, 50 anni, Mahmoud Khazeinm di 42 anni, Kiya Sadeghi, 35 anni e Omid Noori, 45 anni, tutti cittadini iraniani, erano intenzionati a “condurre con la forza la loro vittima designata in Iran, dove il destino della vittima sarebbe stato quantomeno incerto”.

Un’altra cittadina iraniana, Niloufar Bahadorifar, alias Nellie Bahadorifar, 46 anni, attualmente residente in California, è accusata di aver fornito il supporto economico  e logistico al “commando” dei quattro accusati agli ordini di Teheran. 

L’FBI, nell’ambito delle investigazioni condotte, ha scoperto i piani iraniani relativi alla persecuzione dei dissidenti del regime iraniano in terra americana che riguarderebbero, oltre a Masih Alinejad, giornalista e attivista per i diritti umani, anche altri soggetti residenti negli Usa.

Dalle indagini, infatti, è emerso che negli ultimi anni, i funzionari dell’intelligence iraniana hanno inviato un certo numero di agenti del Vevak oltreoceano per rintracciare gli oppositori ricercati e condurli in Iran.

Nel caso di Masih Alinejad, le accuse di Teheran riguardano il suo contribuito al network radiofonico Voice of America, finanziato dal governo statunitense e impegnato nella battaglia contro le reiterate violazioni dei diritti umani in Iran.

Già nel 2019, la giornalista iraniana, aveva iniziato una campagna contro il regime degli ayatollah pubblicando i resoconti delle manifestazioni delle donne contro l’obbligo dell’hijab e quelle relative ai dissidenti uccisi dai servizi di sicurezza di Teheran.

Nel suo profilo twitter, la giornalista ha ricevuto innumerevoli messaggi di solidarietà e ha voluto ringraziare gli investigatori “per aver sventato il complotto del Ministero dell’Intelligence della Repubblica Islamica dell’Iran per rapirmi. Questa trama è stata orchestrata sotto Rouhani. Questo è il regime che ha rapito e giustiziato Ruhollah Zam, rapito e imprigionato Jamshid Sharmahd e molti altri”.

“Non posso credere di non essere al sicuro nemmeno in America”, così Masih Alinejad ha commentato con la stampa la rivelazione delle indagini dell’Fbi.

Il Consiglio nazionale della resistenza iraniana si è schierato a sostegno della giornalista, condannando la “cospirazione” del regime clericale iraniano.

Di Davide Racca

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