È una giornata di grandi tensioni e violenti scontri con la polizia, quella in corso oggi a Beirut. Nel giorno in cui la città commemora il primo anniversario della drammatica esplosione che il 4 agosto dell’anno scorso ha spazzato via parte del porto e causato la morte di 207 persone, migliaia di manifestanti sono scesi in strada per dare luogo a una grande protesta.
I manifestanti hanno scelto il giorno del primo anniversario dell’esplosione a Beirut, dove nella giornata si sono svolte alcune commemorazioni, per chiedere la verità sui fatti che hanno portato alla tragedia. La situazione nel paese è incandescente per via della profonda crisi economica, sociale e politica in cui il Libano versa da anni e che l’esplosione dello scorso anno ha certamente acuito.
Durante la protesta di oggi a Beirut sono scoppiati infatti violenti scontri con la polizia libanese. Le forze dell’ordine, in assetto antisommossa, hanno risposto al lancio delle pietre da parte dei manifestanti sparando loro contro dei fumogeni. La situazione si è fatta ancora più tesa quando i manifestanti hanno cercato di forzare le inferiate che bloccano l’accesso al perimetro della sede del parlamento, in Place de l’Etoile.
È di 54 feriti il bilancio provvisorio degli scontri. A riportarlo è la Croce rossa libanese, che sta operando nelle zone interessate dalle proteste con ventuno ambulanze e cento paramedici. Parte dei feriti sono stati soccorsi sul posto, altri sono stati invece trasportati in ospedale. La maggior parte dei feriti sono manifestanti, ma ci sarebbero anche alcuni poliziotti.
L’esplosione del 4 agosto 2020 ha distrutto una parte del porto di Beirut. 207 persone hanno perso la vita, 7mila sono rimaste feriti e circa 300mila sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Una delle tragedie più drammatiche degli ultimi anni, causata dalla deflagrazione di oltre 2mila 750 tonnellate di nitrato di ammonio stoccate da anni nel porto di Beirut.
Il Libano già da anni stava attraversando una difficile crisi, ma l’esplosione ha messo il paese definitivamente in ginocchio. Il primo ministro Hassan Diab ha rassegnato le dimissioni pochi giorni dopo la tragedia, ma è rimasto in carica per il disbrigo degli affari correnti e il paese non ha ancora un nuovo governo. La lira libanese ha poi continuato a svalutarsi, i medicinali scarseggiano e anche i beni primari sono difficili da reperire e hanno subito forti rincari.