Algeria. I movimenti cabili hanno organizzato una manifestazione pacifica questo mercoledì 1° settembre 2021 nel comune di Kherrata per chiedere il rilascio degli ostaggi, in particolare di Djamel Ikni, arrestato due giorni prima mentre si preparava a partecipare a un’identica mobilitazione.
Evidentemente, il regime algerino ha deciso di mettere in pratica alla lettera la sua famosa strategia “Zero cabili“, teorizzata dall’ex capo di stato maggiore dell’esercito, il defunto generale Ahmed Gaïd Salah e messa in atto dal generale Wassi Bouazza.
Dopo aver condotto una vera e propria caccia all’uomo contro i principali leader cabili, ha deciso di reprimere qualsiasi manifestazione che ne chiedesse la liberazione. Questo mercoledì 1° settembre, i militanti della causa Amazigh hanno organizzato manifestazioni pacifiche in diverse località della Cabilia, in particolare a Béjaïa e a Kherrata.
E secondo Amnesty International, “fonti attendibili hanno riportato oggi mercoledì un’ondata di arresti di militanti di Hirak a Kherrata”.
“Dopo un tentativo di raduno per sostenere un buon numero di attivisti convocati dai servizi di sicurezza, si è notato un vigoroso intervento della polizia per effettuare arresti di massa. Osservatori informati della scena politica locale parlano di un tentativo di imbavagliare la città di Kherrata al prima linea per l’Hirak”, scrive Amnesty sul suo sito ufficiale.
Da qualche giorno, in realtà, consapevoli della repressione contro i vertici della Cabilia, i militanti di Hirak in questa parte dell’Algeria hanno deciso di darsi da fare per chiedere la fine di questa caccia all’uomo.
Così, lo scorso sabato 28 agosto, diversi militanti di Hirak hanno percorso le strade di Kherrata, mentre il giorno prima era stata la località di Béni Ourtilane ad aver dato il via.
Allo stesso modo, questo mercoledì 1° settembre, una trentina di attivisti si è riunita in Place Saïd Mekbal de Béjaïa per chiedere il rilascio degli attivisti e in particolare di Djamel Ikni.
In realtà, se nel resto dell’Algeria l’Hirak è fermo, in Cabilia non ha mai veramente deposto le armi. Ma se il potere algerino ormai lo teme più di prima è perché le rivendicazioni abbracciano sempre più la causa cabila, chiedendo in particolare la liberazione dei tanti leader arrestati o letteralmente rapiti dai servizi di sicurezza. È il caso in particolare delle sorelle Kamira e Zina Naït Sid, o anche di Djamel Ikni.