“L’Occidente e l’intera comunità internazionale dovrebbero prendere esempio dal mondo arabo moderato, che si riconosce nel Quartetto contro il terrorismo composto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto. Questi paesi stanno compiendo enormi sforzi congiunti nel tentativo di spezzare la ‘linea rossa del jihad’. In particolare, hanno messo fuori legge i Fratelli Musulmani in quanto organizzazione terroristica, mentre attraverso un blocco aereo, terrestre e marittimo stanno limitando le capacità di Doha di mettere in atto politiche di destabilizzazione a livello regionale.” Nasce così l’analisi di Souad Sbai, un’ analisi seria, indipendente e fonte di preparazione, nasce da un “di dentro” frutto di anni di lavoro e di impegno verso quel “mondo rifiutato dalla stragrande maggioranza della comunità araba” in cui non ci si riconosce.
Negli anni ‘70 e primi anni ‘80 anche il nostro paese ha vissuto le stragi, frutto di un “terrorismo nostrano” ma un “Not in my Name” fu la risposta della stragrande maggioranza di noi Italiani, diventati, in seguito, un esempio internazionale della migliore lotta al terrorismo.
Souad Sbai, ex parlamentare, scrittrice, giornalista, e promotrice del Centro Alti Studi Averroè per la diffusione delle culture del Mediterraneo, ci offre nuovi spunti interessanti per questa lotta internazionale e lo fa attraverso il suo libro “I Fratelli musulmani e la conquista d’occidente. Da Instanbul a Doha, la linea rossa del Jihad” edito da Curcio Editore.
Siamo nel 1928 al-Ḥasan al-Bannāʾ (foto) a Isma’iliyya, in Egitto, fonda una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali i Fratelli Musulmani, fulcro del messaggio socio-politico: un progetto di islamizzazione delle nuove generazioni, dal Marocco all’Occidente…
Ma chi sono i “Fratelli Musulmani”?
La Fratellanza è la principale organizzazione transnazionale islamista, nella quale affondano le proprie radici ideologiche Al Qaeda, ISIS e l’intera galassia dell’estremismo e del terrorismo contemporaneo di matrice jihadista. Sin dalle origini il suo principale campo d’azione è stato il Medio Oriente, ma oggi la sua vasta rete avvolge sempre più strettamente anche l’Occidente. Seguendo i dettami di Al Banna e, successivamente, di Sayyid Qutb, anch’egli egiziano, i Fratelli Musulmani hanno messo in atto una paziente e lunga opera di penetrazione nel tessuto religioso, sociale, culturale, politico ed economico dei paesi del mondo arabo.
Maghreb, Mashrek, Golfo: i Fratelli Musulmani hanno acquisito gradualmente in tutta la regione una forza tale da riuscire a sostenere la loro aspirazione di prendere il potere. L’occasione tanto attesa è arrivata con quella che è erroneamente passata alla storia come Primavera Araba.
E allora le chiedo… perché “erroneamente”? Quelle della Primavera Araba non sono state delle vere rivoluzioni democratiche?
L’esito delle rivolte scoppiate in Medio Oriente e Nord Africa tra il 2010 e il 2011 ha smentito completamente la narrativa che vedeva lo sbocciare di una primavera nel fermento che stava attraversando il mondo arabo in quel periodo. Sono stati infatti i Fratelli Musulmani a guidare quei tumulti, con l’obiettivo di rovesciare i regimi preesistenti e stabilire dittature fondamentaliste. L’illusione della primavera si è pertanto ben presto rivelata un inverno islamista, il risultato di un piano disegnato appositamente per portare la Fratellanza al potere in Egitto, Tunisia, Libia, Siria, innescando un effetto domino che avrebbe dovuto travolgere tutta la regione, come piattaforma per un’espansione a livello globale e verso l’Occidente in particolare.
I Fratelli Musulmani non hanno certamente agito in solitudine. L’alleanza islamista con il Qatar degli emiri Al Thani e la Turchia di Erdogan ha fornito alla Fratellanza il supporto finanziario, politico e mediatico – basti pensare al ruolo di Al Jazeera – indispensabile ad assumere la guida delle rivolte e a far credere che fossero democratiche, soprattutto agli osservatori occidentali.
Attenta a questo “nuovo spunto” vorrei un approfondimento: A cosa si riferisce quando nel suo libro parla di “linea rossa del jihad da Doha a Istanbul”?
Mi riferisco esattamente alla linea che unisce Qatar, Turchia e Fratelli Musulmani nell’alleanza islamista che ha già seminato morte e distruzione sotto le mentite spoglie della Primavera Araba, e che costituisce oggi la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza della comunità internazionale. Il loro piano è fallito, ma le ambizioni e gli obiettivi restano immutati e continuano a essere perseguiti, tanto in Medio Oriente quanto in Occidente. Perché l’alleanza islamista non intende sottomettere solo il mondo arabo.
Il punto di partenza del suo libro infatti è il ritrovamento di un documento contenente le linee guida per la conquista dell’Occidente da parte dei Fratelli Musulmani…
È il cosiddetto “Progetto”, rinvenuto a breve distanza dagli attacchi terroristici dell’11 settembre durante una perquisizione nella dimora svizzera di un banchiere egiziano, Yusuf Nada, considerato un esponente di spicco dei Fratelli Musulmani in Europa e sotto inchiesta con l’accusa di essere tra i finanziatori di Al Qaeda. Il documento risale al 1982, ma dopo la sua scoperta non è mai stato reso pubblico. A illustrarne i contenuti è stato nel 2005 il giornalista franco-svizzero Sylvain Besson in un libro-inchiesta. Ebbene, tali contenuti sono ancor più inquietanti perché corrispondono a quel che sta accadendo oggi in Europa, Italia compresa, senza che i Fratelli Musulmani incontrino ostacolo alcuno. In nome di un malinteso multiculturalismo, l’Europa si rifiuta infatti di riconoscere la vera natura dei Fratelli Musulmani e continua a considerarli “moderati”, consentendo alle organizzazioni e alle figure che fanno capo alla Fratellanza di fare proselitismo e accrescere la propria influenza all’interno delle comunità islamiche, grazie al supporto finanziario del Qatar.
A questo punto sorge spontanea la domanda : “qual è la situazione in Italia?”
In Italia sono migliaia le moschee (legali ma soprattutto illegali), gli pseudo-centri culturali e di preghiera, i luoghi di aggregazione sociale permeati da imam e militanti affiliati ai Fratelli Musulmani, che – con soldi provenienti dal Qatar – svolgono attività d’indottrinamento e reclutamento dei giovani appartenenti alla seconda generazione, indotti ad abbracciare posizioni radicali e fortemente identitarie, contrarie all’integrazione.
La costruzione di nuove moschee per mostrare apertura nei confronti dei fedeli di religione islamica, ma senza regole appropriate che ne garantiscano l’assoluta impermeabilità alla penetrazione dei Fratelli Musulmani e del Qatar, sono un regalo al proselitismo islamista della Fratellanza, che ha come sbocco ideologico e operativo il reclutamento nell’ISIS o Al Qaeda. Con articoli, interviste, pubblicazioni, e attraverso le conferenze e le attività di formazione del Centro Studi “Averroè”, ho divulgato per anni l’allarme Fratelli Musulmani in Italia e il nuovo libro risponde all’esigenza di tenere alta l’attenzione sul pericolo rappresentato dalla “linea rossa del jihad” anche in Occidente.
A proposito di Occidente, quali misure di contrasto dovrebbe allora prendere nei confronti dei Fratelli Musulmani e dell’alleanza islamista con Qatar e Turchia?
L’Occidente e l’intera comunità internazionale dovrebbero prendere esempio dal mondo arabo moderato, che si riconosce nel Quartetto contro il terrorismo composto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto. Questi paesi stanno compiendo enormi sforzi congiunti nel tentativo di spezzare la “linea rossa del jihad”. In particolare, hanno messo fuori legge i Fratelli Musulmani in quanto organizzazione terroristica, mentre attraverso un blocco aereo, terrestre e marittimo stanno limitando le capacità di Doha di mettere in atto politiche di destabilizzazione a livello regionale.
Il Quartetto ha poi raggiunto l’obiettivo d’isolare il Qatar in importanti consessi diplomatici, come la Lega Araba e il Consiglio di Cooperazione del Golfo, e continua ad opporsi alle ingerenze in Medio Oriente e Nord Africa della Turchia e dell’Iran khomeinista, membro aggiunto dell’alleanza islamista poiché rappresenta la versione sciita dei Fratelli Musulmani.
L’Egitto, da par suo, prosegue nella lotta interna al proselitismo della Fratellanza, con strette misure di controllo sui sermoni nelle moschee e sul discorso religioso nel suo complesso. L’Occidente, tuttavia, resta sordo ai richiami del Quartetto e preferisce cedere alle lusinghe economiche del Qatar e alle minacce di Erdogan, lasciando che l’agenda islamista avanzi al proprio interno.
In questo scenario, il libro vuole essere non solo un atto di accusa, ma uno strumento per risvegliare la coscienza degli italiani e di tutti gli europei, affinché si oppongano al giogo dell’estremismo, acquisendo piena consapevolezza della vera natura, delle ambizioni e degli obiettivi dei Fratelli Musulmani e degli Stati canaglia che li sponsorizzano.