Ieri, mercoledì 29 settembre, Danish Hasnain, zio di Saman Abbas accusato di essere la mente e l’esecutore materiale dell’omicidio della nipote, è comparso per la prima volta davanti ad un tribunale di Parigi. Ha negato ogni addebito, chiedendo se qualcuno l’avesse visto commettere il crimine e ha rifiutato di essere estradato in Italia.
La seconda udienza in cui forse si deciderà, è stata fissata al 20 ottobre e intanto sono state chieste altre informazioni per esaminare la richiesta avanzata dalla procura di Reggio Emilia. Solo in seguito le autorità italiane potranno interrogare Hasnain.
Questi è rimasto in silenzio durante la lettura delle accuse da parte del giudice alla Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi. Poi, dopo la traduzione da parte delle interprete, ha affermato che era stato il padre di Saman (ancora latitante con la moglie in Pakistan) ad accusarlo e di non capire come sia stata coinvolta l’Interpol.
Alla fine, dopo aver firmato il verbale, è stato riportato (in manette com’era arrivato) nel carcere di Fresnes, a sud di Parigi. E’ sempre stato lì, da quando è stato arrestato mercoledì scorso alla periferia della capitale francese.
In città sono arrivati intanto i carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia, con a capo il maggiore Maurizio Pallante. Questi hanno scoperto contatti tra Hasnain e il nipote Nomanulaq Nomanulaq, a sua volta sospettato di essere coinvolto nel delitto. E’ ancora latitante, ma sarebbe anche lui a Parigi.
Di Saman è tornato a parlare il fidanzato, Saqib Ayub. In collegamento con “Mattino 5” ha detto di aver ricevuto diverse minacce di morte da parte della zio della ragazza e di temere per i propri genitori, che si trovano in Pakistan. L’avvocato di Saqib ha fatto sapere che c’è un procedimento penale aperto presso la Procura di Reggio Emilia.
Alessandra Boga