Siria: il presidente Bashar Al Assad ha deciso di abolire la carica del Gran Muftì (la più grande autorità musulmana sunnita) del Paese. Era presente da 74 anni.
Il decreto presidenziale è stato firmato in queste ore. La notizia è stata riferita dall’agenzia governativa siriana “Sana”, la quale ha spiegato che le funzioni del Gran Muftì, da 16 anni Shaykh Ahmad Badreddin Hassoun di Aleppo, passano ora sotto il controllo del governo.
In particolare del ministero degli Affari religiosi attraverso un nuovo organismo: un consiglio di giurisprudenza islamica. Non si conosce il motivo della decisione di Al Assad, ma si sa che lui e la sua famiglia sono alawiti, mentre la maggior parte dei siriani è sunnita.
La carica del Gran Muftì esisteva dal 1947, l’anno successivo alla proclamazione dell’indipendenza formale della Siria dal colonialismo francesce. Tuttavia c’era una carica simile dal 1918, ovvero da quando crollò l’Impero Ottomano, di cui Damasco faceva parte.
Hassoun e colui che l’aveva preceduto, Ahmad Kuftaro (1915 – 2004), erano decisi sostenitori della famiglia di Bashar Al Assad ed erano già da essi controllati. In pratica l’estensione del regime in ambito religioso.
Tuttavia nel 2018 il raìs aveva già deciso di diminuire il potere del Gran Muftì, decretando che la carica dovesse durare solo tre anni e non più a vita (Hassoun, nato nel 1949, lo era dal 2005). Il decreto di Al Assad divide: c’è chi lo condanna come ingerenza del regime nelle questioni religiose e chi invece lo approva perché contro l’estremismo islamico.
Hassoun è noto per la sua frequente partecipazione ad eventi che promuovevano il dialogo tra le diverse confessioni islamiche ed interreligioso. E’ stato persino invitato al Parlamento europeo il 15 gennaio del 2008, “Anno europeo del dialogo interculturale”.
Aveva sostenuto: “Abramo, Mosè, Gesù e Maometto sono venuti con una religione”, quindi “non c’è guerra santa, perché una guerra non può mai essere sacra: è la pace che è sacra”; poi aveva aggiunto che “è sbagliato usare la religione per giustificare l’omicidio.”
Tuttavia in un discorso pubblico andato in onda sul “Syrian News Channel” e pubblicato su Internet il 9 ottobre 2011, aveva usato ben altri toni. Aveva nella fattispecie minacciato Europa, Stati Uniti di attentati suicidi, se avessero attaccato la Siria o il Libano.
Lo aveva detto ad alcune donne libanesi che erano andate a porgergli le loro condoglianze per l’assassinio di suo figlio Sariya, 22 anni. Il ragazzo era stato ucciso in un agguato il 2 ottobre di quell’anno sulla strada tra Idlib e Aleppo.
Dopo aver appreso le affermazioni del Gran Muftì, la “Fondazione per la Pace in Medioriente” gli aveva ritirato l’invito a partecipare alla conferenza “Coesistenza e dialogo”. Il presidente della Fondazione, Phil Wilcox, aveva poi spiegato che non erano a conoscenza del discorso di Hassoun, che “contraddiceva il tema dell’evento”.
Infine nel 2016 Amnesty International aveva denunciato che il Gran Muftì di Siria era uno dei tre personaggi che erano stati incaricati da Al Assad di firmare per la pena di morte per migliaia di dentenuti nella prigione di Sednaya. E’ un carcere militare vicino a Damasco.
Vi sono rinchiusi sia detenuti comuni che ribelli antigovernativi. Le organizzazioni dei diritti umani ne parlano come un “centro di sterminio” e un “mattatoio umano”.