Turchia – È dovuta intervenire la polizia a disperdere centinaia di manifestanti, che nelle piazze principali di Istanbul e Ankara hanno protestato – soprattutto mercoledi 24 novembre – e stanno continuando a protestare per la drammatica situazione economica della Turchia.
Almeno 30 manifestanti sono stati fermati dalle forze dell’ordine.
Proprio martedi scorso, la lira turca ha raggiunto il suo minimo storico, a causa delle politica monetaria del presidente Recep Tayyip Erdoğan (67 anni).
La valuta ha perso più del 43% del suo valore contro il dollaro dall’inizio dell’anno e gli analisti temono che la caduta vertiginosa non possa che continuare.
La manifestazione è stata organizzata dal sindacato turco dei lavoratori dell’istruzione, Eğitim İş, in occasione della Giornata dell’Insegnante, che in Turchia si celebra il 24 novembre.
I manifestanti hanno bruciato bollette di luce, acqua e gas, estratti conto bancari e buste paga (sempre più magre!) dei lavoratori.
Spiega l’insegnante Ayse Demirel:
“Ogni giorno ci facciamo queste domande: come pagherò l’affitto, come arriverò alla fine del mese, quali saranno i nuovi alti prezzi di domani nei supermercati? Questo è ciò a cui pensiamo tutto il tempo”.
Un altro insegnante, Olcay Keten:
“Il rapido aumento del dollaro, la crisi economica che ci sta colpendo, l’aumento dei prezzi su qualunque prodotto: questo porta allo scioglimento dei nostri stipendi”.
Una “indipendenza economica turca” che non funziona
Il presidente Erdoğan, nel suo progetto di “indipendenza economica turca”, continua a rifiutare di alzare i tassi d’interesse, ma l’inflazione vola in tutta la Turchia, i prezzi del cibo e dei beni di prima necessità sono alle stelle, causando una crisi economica che rischia di far esplodere il conflitto sociale.